Città e regioni nel nuovo capitalismo. L'economia sociale delle metropoli

di Allen J. Scott
Il Mulino, 2011

Dopo la crisi della città industriale, assistiamo oggi a una rinascita dei grandi centri. Le città si rinnovano come luoghi dell'economia cognitiva e dell'industria culturale: ricerca, media, design, moda, musica. L'economia delle metropoli è diventata più "sociale" poiché le nuove attività creative si basano su fitte reti di relazioni formali e informali che si sviluppano nell'ambiente urbano. Trasformazioni non prive di risvolti contraddittori. Si rafforza la segregazione delle residenze e si manifesta una frattura sociale sempre più forte tra professionisti ad alto reddito, legati alle nuove attività, e lavoratori dei servizi a basso salario che vedono una forte presenza di immigrati. Tra dinamismo economico e nuove disuguaglianze sociali, il doppio volto della metropoli postmoderna.



Recensione (di Francesca Silvia Rota): 
Città e regioni nel nuovo capitalismo. L’economia sociale delle metropoli è l’edizione italiana, a cura di Carlo Trigilia, di un volume originariamente pubblicato da Allen J. Scott nel 2008 intitolato Social Economy of the Metropolis: Cognitive-Cultural Capitalism and the Global Resurgence of Cities. L’opera originale esce dunque in un periodo storico in cui la crisi internazionale non si era ancora manifestata in tutte le sue drammatiche conseguenze e in cui si poteva guardare con un certo ottimismo ai processi economici globali. Oggi lo scenario è indubbiamente molto diverso e sono molte le città in cui dinamiche di rigenerazione hanno lasciato il posto a fenomeni di contrazione demografica e occupazionale, impoverimento e indebolimento della coesione sociale. Ciò nondimeno, il saggio di Scott rimane una lettura significativa e segnatamente attuale.
Da un lato, questo è possibile perché l’opera è quasi un compendio della lunga esperienza di Scott nell’analisi e interpretazione del fenomeno urbano. Il linguaggio semplice e preciso, teso al massimo della chiarezza espositiva, l’insistenza su alcuni concetti ritenuti particolarmente importanti (è questo il caso delle nozioni di urbano e di economia sociale delle metropoli) e l’organizzazione efficace, per alcuni versi didattica, delle argomentazioni ne fanno un testo particolarmente adatto per gli studenti universitari e, più in generale, per chiunque abbia interesse per approfondire, da un punto di vista intrinsecamente interdisciplinare, le complesse trasformazioni della città contemporanea.
Dall’altro lato, l’attualità del lavoro di Scott risiede nel fatto che la crisi ha avuto l’effetto di amplificare molti dei processi di cui l’autore rende ragione nella sua disamina. Tra questi, certamente, l’aumentata interazione e il crescente dinamismo alimentati dalle nuove attività urbane dell’economia cognitiva e culturale, ma anche le crescenti fratture interne alla società urbana tra residenti dei quartieri ricchi e residenti dei quartieri poveri, tra lavoratori specializzati ad alto reddito e lavoratori subordinati poco retribuiti.
Nel tentativo di fornire una visione integrata delle trasformazioni delle città postfordiste, il volume si connota per il tentativo di esplorare, da diversi angoli di osservazione, le interdipendenze tra economia e processi di urbanizzazione. Ne consegue una grande ricchezza di temi – dalla struttura economica ai cambiamenti della forma fisica, dalla composizione sociale al ruolo politico – di cui è difficile fornire qui una sintesi compiuta. Forse anche in ragione di questo, il volume include un capitolo conclusivo (“coda”) in cui l’autore sintetizza l’essenza della sua opera.
In particolare, in questo capitolo Scott sottolinea l’importanza di analizzare i processi economici e urbani alla luce di due principali dinamiche del periodo postfordista: il diffondersi della globalizzazione e l’avvento del capitalismo basato sulla cultura e la conoscenza. Proprio la crescente pervasività nell’arena urbana dei meccanismi del capitalismo cognitivo è alla base dell’aumentata integrazione tra i processi di produzione economica e riproduzione sociale che Scott descrive nei termini di economia sociale delle metropoli. Introducendo differenze significative nei meccanismi urbani di gestione delle risorse e delle relazioni tra lavoratori, cittadini e amministratori, il capitalismo cognitivo alimenta così il processo di rinascita urbana avviatosi successivamente alla crisi fordista, privilegiando soprattutto le grandi aree metropolitane, le agglomerazioni di scala sovralocale (le città-regioni) e, in prospettiva, un numero crescente di piccoli centri urbani caratterizzati dalla presenza di tradizioni locali, capacità artigianali o specifiche risorse culturali. Particolarmente interessante è a questo riguardo l’idea che la nuova geografia urbana che va prendendo forma in questa nuova fase della storia dell’economia capitalistica non tenderà a una pervasiva uniformità spaziale e sociale, ma a modelli di urbanizzazione variegati dal punto di vista economico e culturale, Da questo punto di vista, nel riferimento di Scott a “un mosaico globale di città in ripresa che funzionano sempre più come motori economici ed attori politici su scala mondiale” si coglie il richiamo a studiosi come Jane Jacobs che, già nel 1969, in un saggio dal titolo The Economy of the Cities, prospettava la fine dello stato-nazione a vantaggio di una nuova entità autonoma e decentrata, quella delle città e delle città-regione. Nel pensiero di Scott ad emergere saranno soprattutto le realtà che, dotate di strutture efficienti di governance e policy making, sapranno affrontare in maniera efficace i problemi vecchi e nuovi della città contemporanea. Non solo questioni di congestionamento, degrado delle periferie, crescita disordinata degli spazi suburbani, ma anche crescenti dilemmi politici legati all’intensificazione delle diseguaglianze economiche e delle fratture sociali, al deficit democratico che investe strati crescenti di società urbana e alla necessità di individuare forme di azione collettiva attraverso cui assicurare vantaggi localizzativi e ridurre le minacce esterne all’economia locale.
Da ultimo, le considerazioni sviluppate nel volume servono a Scott per formulare una richiesta urgente di rinnovamento tanto nella teoria quanto nella pratica politica sulla città contemporanea. In questo senso, particolarmente apprezzabile è il monito affinché la costruzione dell’agenda politica non si risolva in una questione di norme e procedure astratte, spesso desunte da presunte buone pratiche esterne, ma proceda nel quadro di una chiara consapevolezza delle possibilità e dei limiti dell’azione collettiva, delle realtà sociali prevalenti, della struttura delle mobilitazioni politiche locali, nonché dei reticoli di interazioni che legano le città su scala interurbana e/o macroregionale. Solo in questo modo la città contemporanea sembra poter concretizzare quel ruolo di eccezionale laboratorio pubblico per la formulazione di strategie management e organizzazione della società prefigurato da Scott.