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Il territorio messo in scena: turismo, consumi, luoghi

di Chiara Rabbiosi
Mimesis, 2018

Attraverso prospettive che attingono alle varie anime delle scienze sociali, e prevalentemente dalla geografia umana, il volume analizza come i turisti e le loro pratiche di consumo di oggetti, cibi e servizi trasformino i luoghi e le strategie di sviluppo dei territori. Molti spazi geografici sono infatti prodotti e plasmati in profondità da questi fenomeni. Non a caso numerose strategie di promozione del territorio in Europa si basano oggi proprio sulla costruzione di marchi e immaginari che mescolano merci e paesaggi, idee di autenticità e geografie del consumo transnazionali. In questo scenario, si avanza la tesi che la promozione turistica dei luoghi possa essere intesa non solo come costruzione di politiche istituzionali sollecitate dall'alto, ma anche come un insieme di strategie complesse che consentono la "messa in scena" di performance da parte di un'ampia gamma di attori, inclusi i turisti.

Il nostro diritto digitale alla città

a cura di Joe Shaw e Mark Graham
Meatspace press, 2017

Quella digitale non è più - se mai lo è stata - una dimensione aggiuntiva, separata o virtuale della vita: è parte del quotidiano di ognuno di noi e del modo in cui viviamo insieme agli altri la città. I dati - quelli che produciamo con i nostri smartphone e quelli amministrativi - rappresentano la posta in gioco per il controllo delle trasformazioni che attraversano la società e le città in particolare. Garantire l’accesso ai dati e le competenze necessarie per utilizzarli sono diventate condizioni determinanti per poter prendere parte alle trasformazioni in atto. La raccolta di scritti tradotti da Valentina Bazzarin e Federico Piovesan e disponibile in open access (cittadigitale.openpolis.it), offre degli spunti di analisi critica di questi temi utilizzando lo stile agile e provocatorio del pamphlet con la chiara intenzione di rivolgersi a un pubblico più ampio di quello tipico dei ricercatori. Il senso è quello di una chiamata, un appello per aprire dibattiti e nuove pratiche sociali nelle nostre città.

Recensione (di Antonello Romano): 

City branding: the ghostly politics of representation in globalising cities

di Alberto Vanolo
Routledge, 2017

This book explores different sides of place branding policies. The construction and the manipulation of urban images triggers a complex politics of representation, modifying the visibility and the invisibility of spaces, subjects, problems and discourses. In this sense, urban branding is not an innocent tool; this book aims to investigate and reflect on the ideas of urban life, the political unconscious, the affective geographies and the imaginaries of power constructed and reproduced through urban branding. In order to map and contextualise the variety of urban imaginaries involved, Alberto Vanolo incorporates conceptual tools from cultural studies and the embrace of an explicitly post-colonial perspective. This critical analysis of current place branding strategy is an essential reference for the study of city marketing.



Recensione (di Raffaella Coletti): 

Alpi ribelli. Storie di montagna, resistenza e utopia

di Enrico Camanni
Laterza, 2016

Dalla leggendaria lotta di Guglielmo Tell, un filo sottile lega le terre alte alla tentazione della ribellione. In oltre settecento anni di storia, le 'Alpi libere' hanno avuto seguaci autorevoli e interpreti esemplari. Dagli artigiani eretici che si sacrificarono con Fra Dolcino, ai partigiani che fermarono i nazifascisti sulle montagne di Cuneo e Belluno, fino ai movimenti contemporanei contro il treno ad alta velocità in Valle di Susa. Questo libro raccoglie le storie di chi seppe disubbidire agli ordini, costruendo sulle montagne rifugi di resistenza, avamposti di autonomia e laboratori di innovazione sociale. Come una risorgiva carsica che emerge dalle profondità del tempo, la montagna si ricorda di essere diversa e fa sentire la sua voce fuori dal coro. Una vecchia idea, forse un'utopia, che non ha ceduto al consumismo delle pianure e rinasce di tanto in tanto in forme nuove e dirompenti. In mezzo al conformismo della maggioranza valligiana, si alza il grido di chi rivendica una diversità geografica e culturale, compiacendosi dell'antico vizio montanaro di sentirsi speciali e ospitare i diversi, i ribelli, i resistenti, gli eretici.

Recensione (di Anna Casaglia):

Reflexive cartography: A new perspective in mapping

di Emanuela Casti
Elsevier, 2015

Reflexive Cartography addresses the adaptation of cartography, including its digital forms, to the changing needs of society, and outlines the experimental context aimed at mapping a topological space. Using rigorous scientific analysis, it charts the transition from topographical maps created by state agencies to open mapping produced by citizens. Adopting semiotic theory to uncover the complex communicative mechanisms of maps and to investigate their ability to produce their own messages and new perspectives, Reflexive Cartography outlines a shift in our way of conceptualizing maps: from a plastic metaphor of reality, as they are generally considered, to solid tools that play the role of agents, assisting citizens as they think and plan their own living place and make sense of the current world.

Recensione (di Carlo Gemignani):

Schermi americani. Geografia e geopolitica degli Stati Uniti nelle serie televisive

a cura di Elena dell'Agnese e Fabio Amato
Unicopli, 2014

Le serie televisive sono state definite come la modalità di narrazione tipica della post-modernità. Nonostante il grande successo di pubblico, l'interesse crescente da parte di altri ambiti scientifici (come la sociologia o la semiotica) e la costante presenza da parte di settimanali e quotidiani, la ricerca geografica sui media non aveva ancora rivolto loro la propria attenzione. Il volume, frutto della collaborazione di una ventina di ricercatori e ricercatrici riuniti nell'ambito del Gruppo di Lavoro "Media e geografia", si sforza di colmare questa lacuna. Sono analizzate le serie televisive contemporanee di maggior successo, nella loro rappresentazione della geografia urbana degli Stati Uniti, delle relazioni sociali del paese e del discorso geopolitico internazionale.


Recensione (di Filippo Celata):

La geografia del racconto. Sguardi interdisciplinari sul paesaggio urbano nella narrativa italiana contemporanea

a cura di Davide Papotti e Franco Tomasi
Peter Lang, 2014

Lo rappresentazione dello spazio urbano – nella sua complessa e multiforme variabilità – occupa un ruolo sempre più rilevante nella narrativa italiana dell’ultimo decennio, tanto da apparire spesso quale vero protagonista delle storie narrate. In questo libro si presentano alcuni studi di taglio interdisciplinare mirati a sondare, attraverso letture che incrociano i metodi della geografia umanistica e della critica letteraria, come la dimensione urbana venga prendendo forma in alcune esperienze letterarie; ad analisi di carattere comparato che abbracciano più autori e più aree geografiche si affiancano nel volume letture concentrate su singoli autori e singole aree geografiche, tutte però convergenti nell’intento di cogliere i rapporti complessi e rifratti tra territorio urbano e forme del suo racconto.

Recensione (di Chiara Giubilaro):

Geografie salgariane

di Elio Manzi
Viglongo, 2013

Un omaggio al più grande e sfortunato scrittore di avventure italiano, perché Emilio Salgari fu, a suo modo, un notevole divulgatore di geografia nell'Italietta umbertina, povera di conoscenze territoriali interne e ancor più esotiche. Un divulgatore, forse involontario, ma più meritorio dei catechismi mnemonici scolastici di allora e di poi, che hanno fatto odiare la geografia a generazioni di italiani.

In appendice: F. Giordano, Una esplorazione del Borneo, 1874 




Recensione (di Alessandro Arangio):

Piani sul mondo. Le mappe nell'immaginazione letteraria

A cura di Marina Guglielmi e Giulio Iacoli
Quodlibet, 2013

Situate alla confluenza tra due diverse volontà di illustrare il reale, ovvero di codice iconografico e narratività, le carte sono piani d’azione dall’elevato potenziale immaginativo. Seguendo la loro comparsa nei testi letterari, il libro appronta un primo studio organico di tali durevoli innesti, in un ventaglio di esempi comprendente la transizione dai linguaggi cartografici medievali a quelli rinascimentali, testi chiave della teoria e della geografia culturale, classici della narrativa europea e italiana, romanzi della postmodernità e dell’orizzonte postcoloniale. La seduzione della mappa, le promesse di conoscenza e di potere incorporate dalle sue linee conducono gli scrittori a seguire il filo della fantasia, dando vita a trasfigurazioni accomunate da un’idea: rivendicare una visione personale della realtà, interpretare con acume e sensibilità i segni vari e dubbi nei quali si dispone la nostra percezione del mondo.

L'altro e l'altrove. Antropologia, geografia e turismo

di Marco Aime e Davide Papotti
Einaudi, 2012

Mai come negli ultimi decenni il turismo è diventata un'attività che si nutre di immagini e di immaginari. Viviamo in una società fortemente mediatizzata, che produce un'enorme quantità di immagini finalizzate alla conoscenza e al consumo di luoghi e persone, che diventano patrimonio condiviso delle varie «comunità» turistiche e si trasformano via via in una sorta di icone. Partendo da approcci disciplinari diversi ma convergenti, come quello dell'antropologia culturale e della geografia, Marco Aime e Davide Papotti mettono in luce alcuni dei meccanismi che portano alla costruzione degli immaginari relativi a luoghi, spazi, eventi e dimensioni di vita esotiche. Immagini e immaginari che condizionano fin da prima della partenza ogni forma di incontro con la diversità, sia essa di carattere naturalistico-ambientale, sia invece di tipo etnico-culturale, e che determinano il nostro rapporto con l'altro e con l'altrove, perpetuandosi e riproducendosi in una sorta di circolo autoreferenziale.

Recensione (di Stefania Cerutti): 

Cinema, ambiente e territorio

a cura di Elena dell'Agnese e Antonella Rondinone
Unicopli, 2011

È noto che il cinema costituisce un veicolo fondamentale nella costruzione dei nostri immaginari geografici, nella elaborazione di immagini forti di luoghi desiderati o temuti, di topofilie, di stereotipi paesaggistici. Meno analizzata è invece la funzione che il cinema di intrattenimento può svolgere come veicolo per l'informazione ecologica, per la sensibilizzazione nei confronti delle tematiche ambientali, in qualità di monito educativo nei confronti delle prassi quotidiane. Tuttavia, il cinema spesso si ispira proprio a tematiche di carattere ambientale, enfatizza il timore di catastrofi legate a questo o quell'evento "naturale", oppure presenta possibili futuri gravidi delle conseguenza della cattiva gestione delle risorse. Ma anche quando non mette in primo piano l'ambiente, il cinema parla d'ambiente, per il semplice fatto di avere una location, e costituisce in tal modo una risorsa per la costruzione di una sensibilità nei confronti dei beni ambientali di un dato territorio.

Recensione (di Claudio Cerreti): 

Geografia e ricerca visuale

di Elisa Bignante
Laterza, 2011

 Le immagini plasmano il nostro modo di guardare e descrivere il mondo, e sono un ingrediente essenziale della conoscenza geografica. Attraverso le rappresentazioni visive la geografia ha costruito nel tempo modalità diverse per osservare e dar senso alla realtà dello spazio e del territorio. La ricerca visuale in geografia si concentra su alcuni percorsi di indagine aperti dall'utilizzo delle immagine fotografiche e dei video, analizzando nello specifico come, accanto alle forme geografiche tradizionali di descrizione, la fotografia e la videoripresa rappresentino canali privilegiati d'accesso sia all'osservazione e alla registrazione di informazioni sul territorio nella sua materialità, sia alla comprensione di come identità ed esperienze di tutti i giorni vengono costruite nello spazio geografico. Il volume presenta, in questo quadro, un insieme di metodologie per indagare il territorio e i fenomeni che in esso si dispiegano utilizzando le potenzialità offerte dalle immagini.

Recensione (di Enza Roberta Petrillo):