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Il disegno dell'Europa. Costruzioni cartografiche dell'identità europea

di Mario Neve
Mimesis, 2016

Le carte geografiche sono oggetti che suscitano ancora curiosità, ma il cui potere persuasivo è tutt'altro che riconosciuto. La loro vera natura resta ancora dominio degli specialisti, anche grazie all'analfabetismo geografico indotto dalle riforme dell'istruzione. In effetti, le mappe hanno sempre fatto circolare fiducia in una determinata visione del mondo, quindi in una specifica lettura politica della realtà e, a volte, ne hanno reso possibile la progettazione. Perché quindi "disegno dell'Europa"? Perché questo libro sceglie di seguire il filo conduttore delle rappresentazioni geografiche di ciò che oggi viene chiamata identità europea, cercando di mostrare il ruolo delle mappe sia come certificazione di un dominio territoriale in atto sia come prefigurazione di un territorio da realizzare. L'Europa che conosciamo sarebbe stata la stessa senza carte geografiche? Quanto delle odierne difficoltà nell'immaginare e realizzare una effettiva unità europea sono da attribuire a una sorta di 'sindrome cartografica'?

Reflexive cartography: A new perspective in mapping

di Emanuela Casti
Elsevier, 2015

Reflexive Cartography addresses the adaptation of cartography, including its digital forms, to the changing needs of society, and outlines the experimental context aimed at mapping a topological space. Using rigorous scientific analysis, it charts the transition from topographical maps created by state agencies to open mapping produced by citizens. Adopting semiotic theory to uncover the complex communicative mechanisms of maps and to investigate their ability to produce their own messages and new perspectives, Reflexive Cartography outlines a shift in our way of conceptualizing maps: from a plastic metaphor of reality, as they are generally considered, to solid tools that play the role of agents, assisting citizens as they think and plan their own living place and make sense of the current world.

Recensione (di Carlo Gemignani):

Piani sul mondo. Le mappe nell'immaginazione letteraria

A cura di Marina Guglielmi e Giulio Iacoli
Quodlibet, 2013

Situate alla confluenza tra due diverse volontà di illustrare il reale, ovvero di codice iconografico e narratività, le carte sono piani d’azione dall’elevato potenziale immaginativo. Seguendo la loro comparsa nei testi letterari, il libro appronta un primo studio organico di tali durevoli innesti, in un ventaglio di esempi comprendente la transizione dai linguaggi cartografici medievali a quelli rinascimentali, testi chiave della teoria e della geografia culturale, classici della narrativa europea e italiana, romanzi della postmodernità e dell’orizzonte postcoloniale. La seduzione della mappa, le promesse di conoscenza e di potere incorporate dalle sue linee conducono gli scrittori a seguire il filo della fantasia, dando vita a trasfigurazioni accomunate da un’idea: rivendicare una visione personale della realtà, interpretare con acume e sensibilità i segni vari e dubbi nei quali si dispone la nostra percezione del mondo.

La storia del mondo in dodici mappe

di Jerry Brotton
Feltrinelli, 2013

Nel corso della storia le carte geografiche hanno modellato la nostra visione del mondo e il posto che vi occupiamo. In questo libro, Jerry Brotton sostiene che, lungi dall'essere meri strumenti della scienza, le mappe sono inevitabilmente descrizioni parziali e soggettive, intimamente legate ai sistemi di potere, all'autorità e alla creatività di tempi e luoghi particolari. Questo libro analizza il significato di dodici mappe del mondo a partire dalle rappresentazioni mistiche della storia antica e per finire con le immagini di derivazione satellitare contemporanee. Ricrea gli ambienti e le circostanze in cui queste carte sono state fatte, mostrando come ciascuna di esse trasmetta un'immagine estremamente personale del mondo. Brotton rivela come ogni mappa abbia tanto influenzato quanto riflesso gli eventi contemporanei e come, leggendole, si possano meglio comprendere gli universi che le hanno prodotte.

Recensione (di Tiziano Moretti):

La vista del mondo

di François W.C. Trafford
Il Melangolo, 2013


Nella seconda metà dell'Ottocento quando, attraverso l'invenzione delle rappresentazioni panoramiche, dei grandi globi e della fotografia, esplode la diffusione dell'immagine geografica, in una tersa mattina di primavera un ignoto viaggiatore, salito sul monte a picco sul mare di Porto Venere e delle Cinque Terre, assiste a un fenomeno straordinario: l’amphiorama, ovvero la vista dell’intero pianeta. Darà poi alle stampe la descrizione dei particolari realistici e inauditi delle terre che la visione gli aveva mostrato: le isole mediterranee e gli esotici arcipelaghi tropicali, le sconfinate distese della taiga e dei deserti asiatici, gli altipiani africani e perfino il Polo artico del quale descrive ogni anfratto disegnandone la “vera” mappa... Artificio letterario sotto la suggestione del passaggio di una cometa o frutto di una follia geografica? Per la prima volta viene qui rivelata l'identità dell'autore e ricostruita la genesi di un testo – di cui si propone la traduzione completa – che da allora non ha cessato di impressionare i lettori.

L'America dimenticata. I rapporti tra le civiltà e un errore di Tolomeo

di Lucio Russo
Mondadori, 2013

La quasi totalità degli studiosi ha finora negato l'esistenza di antichi contatti tra l'America e il Vecchio Mondo, ma in questo libro, indagando su una questione apparentemente secondaria di storia della geografia (l'origine di un grossolano errore di Tolomeo), si dimostra che le fonti ellenistiche dell'antico geografo conoscevano latitudini e longitudini di località dell'America centrale. Questa scoperta costringe a rivedere sotto una nuova luce molti aspetti della storia. Da una parte mostra come il crollo delle conoscenze che investì il mondo mediterraneo all'atto della conquista romana sia stato ben più profondo di quanto in genere si creda. Dall'altra apre nuovi possibili scenari di lungo periodo, lasciando intravedere la possibilità di sostituire all'idea oggi dominante dell'evoluzione indipendente e parallela delle civiltà un'unica storia, connessa sin dalla remota antichità.

Recensione (di Angela Alaimo):

Terra. Storia di un'idea

di Marco Ciardi
Laterza, 2013

«Siamo andati a esplorare la Luna ma, in realtà, abbiamo scoperto la Terra»: sembra un’affermazione paradossale quella fatta dall’astronauta Eugene Cernan, ma non lo è affatto, perché solo guardandolo da lontano possiamo comprendere meglio il nostro pianeta in relazione al resto dell’universo.
Marco Ciardi racconta, a partire dalla nascita della scienza moderna nel 1600, il modo in cui è cambiata l’idea della Terra nel mondo occidentale, mutando il ruolo dell’umanità sul pianeta e il suo rapporto con l’ambiente e le risorse naturali. Ricco di curiosità e di accostamenti sorprendenti, il libro è un brillante esempio di divulgazione scientifica.



Recensione (di Emanuele Frixa):

Carte come armi. Geopolitica, cartografia, comunicazione

di Edoardo Boria
Nuova cultura, 2012

Le carte geografiche mostrano le forme del potere sul territorio ma sono anche strumenti di quello stesso potere. Lo rappresentano e allo stesso tempo lo esaltano, consapevolmente o meno. Con linguaggio accessibile e l’ausilio di molte immagini a colori, questo libro vuole introdurre a un tema che, pur collocandosi in un campo di studi oggi centrale nelle scienze sociali quale quello della dimensione simbolica del potere, risulta ancora troppo poco analizzato: la spazialità del potere e le sue espressioni cartografiche. Lo fa raccontando storie e tratteggiando personaggi, ma ambisce ad essere molto più di una semplice raccolta aneddotica: vuole infatti ricostruirne l’evoluzione storica, a partire da quei prodotti cartografici a cavallo tra scienza e arte eredi della tradizione rinascimentale fino alle sperimentazioni grafiche delle carte geopolitiche di oggi. 

Recensione (di Domenico de Vincenzo):

Cartografie del tempo. Una storia della linea del tempo

di Daniel Rosenberg e Anthony Grafton
Einaudi, 2012

Il tempo viene per lo più rappresentato sotto forma di linea: la metafora lineare è onnipresente in almanacchi, calendari, tabelle e grafici di ogni genere. Anche se nella sua forma moderna non ha nemmeno 250 anni, la linea del tempo fa talmente parte del nostro bagaglio culturale che si fatica a pensare ci sia stata un'epoca in cui l'abbiamo acquisita per la prima volta. "Cartografie del tempo" è la prima storia completa delle rappresentazioni grafiche del tempo in Europa e negli Stati Uniti dal 1450 a oggi. Dai manoscritti medievali fino all'era di internet, il volume prende in considerazione una vasta gamma di linee temporali che con le loro forme danno vita a emozionanti narrazioni.


Commento (di Francesco Micelli) e recensione (di Serena Nascimben):

Atlante mondiale delle migrazioni

di Catherine Wihtol De Wenden
Vallardi, 2012

Fin dalle sue origini l'umanità si è spostata in maniera incessante alla ricerca di condizioni di vita migliori. Con la globalizzazione le dimensioni del fenomeno e la velocità degli spostamenti sono cambiate in maniera radicale: su una popolazione mondiale di oltre 6 miliardi di persone, circa 200 milioni sono migranti. Nel grande scenario dei movimenti delle popolazioni, ci sono da una parte persone spesso giovani e istruite che, per sfuggire a crisi politiche o ambientali, sfidano enormi pericoli sperando in un futuro migliore; dall'altra, i Paesi meta delle migrazioni, alle prese con l'invecchiamento dei propri abitanti e la scarsità di manodopera in settori come l'edilizia, l'agricoltura e i servizi assistenziali. L'"Atlante mondiale delle migrazioni" spiega come migrazione e sviluppo siano interdipendenti, ognuno causa e insieme effetto dell'altro, e come sia possibile una strategia che benefici il Paese d'origine, quello d'accoglienza e i migranti stessi.

Recensione (di Enza Roberta Petrillo): 

Anarchici ed editori. Reti scientifiche, editoria e lotte culturali attorno alla Nuova Geografia Universale di Elisèe Reclus

di Federico Ferretti
Zero in condotta, 2011

La critica ha spesso considerato l'opera maggiore di Élisée Reclus, la Nouvelle Géographie Universelle, come un lavoro meno interessante rispetto ad altri titoli della produzione reclusiana. Sui 19 volumi di questa geografia enciclopedica ha pesato a lungo il pregiudizio che si trattasse di un'opera poco significativa dal punto di vista politico, sospettata anche di "censura" da parte dell'editore Hachette. Questo libro mira a ricostruire la genesi di un'opera che si intreccia con la storia della fondazione del movimento anarchico, perché ha visto al lavoro nella Svizzera francofona degli anni 1870 e 1880 un'équipe di geografi che erano allo stesso tempo fra i principali animatori della componente antiautoritaria della Prima Internazionale. Partendo dall'analisi di corrispondenze inedite, questo libro vuole collocare la geografia universale di Reclus nel suo corretto contesto storico, politico e culturale, per coglierne il significato politico al di là delle necessità editoriali e contingenti. 

Recensione (di Marcella Schmidt di Friedberg):