Visualizzazione post con etichetta Teorie e metodi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Teorie e metodi. Mostra tutti i post

Territorialità: concetti, narrazioni, pratiche. Saggi per Angelo Turco

a cura di Claudio Arbore e Marco Maggioli
Franco Angeli, 2017

Ad Angelo Turco e al suo itinerario di ricerca questo libro vuole rendere omaggio. L'intreccio di saperi, linguaggi e pratiche che si è sviluppato attorno alle riflessioni e alle ricerche di Angelo Turco sulla territorialità ha attivato nuovi campi teorici, posizionamenti eterodossi, dialoghi e conflitti sullo statuto, sul metodo e sul ruolo della geografia e ha conferito così una nuova centralità al rapporto soggetto/attore/individuo nel quadro degli assetti che innervano il territorio. Queste tematiche sono qui riprese da venti importanti autori, italiani e stranieri, che rileggono e reinterpretano alcuni tra i principali nuclei interpretativi della territorialità. A che punto siamo? Come si intrecciano i piani delle pratiche e delle narrazioni? Quali sono le implicazioni per le scienze del territorio e per quelle sociali? Il volume si presenta come un vero e proprio programma epistemologico e metodologico del sapere geografico. Un corpus conoscitivo e interpretativo che si mette in dialogo con le altre scienze umane e sociali.

Geographies of disorientation

di Marcella Schmidt di Friedberg
Routledge, 2017

Spatial disorientation is of key relevance to our globalized world, eliciting complex questions about our relationship with technology and the last remaining vestiges of our animal nature. Viewed more broadly, disorientation is a profoundly geographical theme that concerns our relationship with space, places, the body, emotions, and time, as well as being a powerful and frequently recurring metaphor in art, philosophy, and literature. Using multiple perspectives, lenses, methodological tools, and scales, Geographies of Disorientation addresses questions such as: What are the cognitive and cultural instruments that we use to move through space? Why do we get lost? Two main threads run through the book: getting lost as a practice, explored within a post-phenomenological framework, and the various methods and tools used to find our position in space; and disorientation as a metaphor for the contemporary era, used in a broad range of contexts to express the difficulty of finding points of reference in the world we live in.

L'invenzione del globo. Spazio, potere, comunicazione nell'epoca dell'aria

di Matteo Vegetti
Einaudi, 2017

Il libro ripensa la globalizzazione a partire dall'idea che il nostro tempo sia partecipe di una rivoluzione spaziale paragonabile solo a quella che, all'epoca della conquista degli oceani, ha fatto sorgere l'età moderna. Sviluppando la riflessione di Carl Schmitt, Vegetti indica nell'avvento della spazialità aerea l'esordio di una seconda fase globale, che attraverso l'aviazione, le onde elettromagnetiche, i sistemi della telecomunicazione satellitare, i viaggi spaziali e la tecnologia informatica ha plasmato un nuovo spazio e una nuova coscienza spaziale. L'autore studia in chiave genealogica gli effetti riconducibili a questa profonda transizione storica: effetti di ordine politico e sociale, ma anche antropologici, dato che la metamorfosi dello spazio esige un riorientamento complessivo del rapporto tra il soggetto e il mondo cui appartiene. In questa prospettiva il volume interroga la crisi della statualità e la nascita di un nuovo ordine globale ancora in cerca di se stesso.

Stato, spazio, urbanizzazione

di Neil Brenner
Guerini scientifica, 2017

Le città, le regioni, i processi di integrazione europea e della globalizzazione si fondano su dinamiche, movimenti e linee di frattura che delineano una profonda ricomposizione dello stato nazionale come struttura fondante della vita politica e sociale moderna. Il lavoro di Neil Brenner è tra i più innovativi ed importanti contributi alla comprensione delle dinamiche di ricomposizione dello spazio nell’epoca globale. I saggi qui raccolti propongono una nuova grammatica teorica per decifrare la grande trasformazione contemporanea e metterne in evidenza la portata. Brenner in queste pagine si sofferma in particolare sul processo di regionalizzazione e riqualificazione scalare in corso nell’Europa occidentale dagli anni Settanta ad oggi e sulla necessità di ripensare il concetto di urbano al di là della reificazione che lo identifica con gli agglomerati che definiamo comunemente città.

Recensione (di Tiziano Moretti):

Per una nuova globalizzazione

di Milton Santos
Arcoiris, 2016

A quindici anni dalla prima pubblicazione, questo libro è come era Milton Santos: attuale, anticipatore, intelligente e critico, sognatore, ironico ma, a suo modo, malinconico. La sua fede incrollabile nella scienza situata e metodologicamente coerente lo conduce, una volta di più, a conclusioni e proiezioni prospettiche che denunciano la sua doppia natura di pensatore lucido e illuminato da una grande sensibilità.

Commons/Comune. Geografie, luoghi, spazi, città

di Autori vari
Società di studi geografici, 2016

Il tema dei beni comuni ha suscitato negli ultimi decenni un notevole dibattito scientifico e culturale, ispirando al contempo movimenti sociali, sperimentazioni pratiche, proposte di definizione teorica e di inquadramento legislativo. Si tratta di un tema ideale per una disciplina come la geografia che è, da un lato, empirica e orientata alle pratiche ma, d’altro lato, particolarmente propensa alla riflessione teorica e critica. In questo volume si raccolgono i numerosi contributi presentati nella quinta edizione della giornata di studio “Oltre la globalizzazione” della Società di studi geografici, che si è tenuta a Roma l’11 dicembre del 2015. Ne deriva una trattazione ampiamente transdisciplinare del tema dei beni comuni, sia dal punto di vista teorico sia attraverso l’analisi di casi studio.



Recensione (di Emanuela Gamberoni):

Postenvironmentalism: a material semiotic perspective on living spaces

di Chiara Certomà
Palgrave, 2016

This book presents a vibrant study of the rise, decline, and transformation of environmental thinking. The author’s analysis moves from the proclaimed death of environmentalism toward the emerging theory and practices of postenvironmentalism in its manifold interpretations. Building upon current transformation of the relationship between science, technology, society and the environment, the book combines a theory-informed presentation of worldwide cases and crucial events in the history of environmentalism with a journey into scholarly explorations in order to answer the crucial question: where is environmental thinking heading?

La frase urbana

di Jean-Christophe Bailly
Bollati Boringhieri, 2016

Pietre, muri, asfalti, monumenti, parchi, terreni abbandonati, centri e periferie, verde spontaneo, antico splendore imbellettato e ridotto a bene di consumo culturale, modernismo dispiegato, aree pedonali, zonizzazione, espansione per accumulo: tutti insieme concorrono all'effetto-città. Effetto essenzialmente linguistico, secondo Jean-Christophe Bailly, che grazie alla metafora della lingua - alla musicalità che dovrebbe ritmarla - arriva a cogliere lo specifico del paesaggio urbano e metropolitano. Ma come parlano oggi le città? Non con un fraseggio fluido e ben accordato, bensì con «parole fiacche e improprie», «verbi non coniugati», infiniti e sostantivi posti «gli uni accanto agli altri». Senza indulgere alla retorica, Bailly ci invita ad accompagnarlo mentre calca i selciati in tre continenti, indugia sui materiali più umili e in disuso, ridà senso agli spazi che fuoriescono da schemi funzionali predisposti. Solo nella combinatoria infinita dei nostri passi, ci suggerisce, le città tornano a esprimersi, connettendo tra loro parti prima ammutolite nell'isolamento.

Rethinking life at the margins: The assemblage of contexts, subjects, and politics

a cura di Michele Lancione
Routledge, 2016

Experimenting with new ways of looking at the contexts, subjects, processes and multiple political stances that make up life at the margins, this book provides a novel source for a critical rethinking of marginalisation. Drawing on post-colonialism and critical assemblage thinking, the rich ethnographic works presented in the book trace the assemblage of marginality in multiple case-studies encompassing the Global North and South. These works are united by the approach developed in the book, characterised by the refusal of a priori definitions and by a post-human and grounded take on the assemblage of life. The result is a nuanced attention to the potential expressed by everyday articulations and a commitment to produce a processual, vitalist and non-normative cultural politics of the margins.


Recensione (di Alberto Vanolo): 

Corpi, spazi, movimenti. Per una geografia della dislocazione

di Chiara Giubilaro
Unicopli, 2016

Migrazioni, esili e diaspore rappresentano l'evento più significativo del nostro tempo. Il mondo di oggi è ininterrottamente attraversato da uomini e donne che con il peso dei loro corpi e la forza dei loro slanci sfidano non soltanto le frontiere degli stati ma anche i confini delle nostre teorie e immaginazioni. Se il mondo diventa un immenso luogo di passaggio, segnato e significato dai percorsi e dalle storie di chi lo attraversa, la Geografia Culturale è allora chiamata a riportare il movimento al centro del proprio discorso e ad aprirsi a nuove immaginazioni e a nuovi spazi. Intrecciando teorie postcoloniali e studi di genere, filosofie post-struttraliste e riflessione biopolitica, il volume si propone di ripensare criticamente la spazialità e la sua relazione con il movimento, nel tentativo di mettere in questione i regimi di spazialità dominanti e di dar luogo ad una geografia che sia capace di disperdere il cerchio della frontiera e di aprirsi all'evento dell'altro.

Ecologia e libertà

di André Gorz
Orthotes, 2015

L'intento primario di questa nuova traduzione di "Ecologia e libertà" (1977) è quello di favorire il rilancio del dibattito italiano sull’opera del fondatore dell'ecologia politica André Gorz. E' un libro straordinariamente anticipatore. In esso la crisi della natura non si pone come esterna all'economia, alla società, alla politica; ne è semmai il volto estremo, il sintomo inaggirabile. André Gorz è tra i primi a pensare la questione ambientale nella sua non-autosufficienza, nella sua impossibilità a spiegarsi da sé: essa dischiude infatti una crisi del produttivismo occidentale e del capitalismo industriale che possiede un'origine storica e che richiede una soluzione politica. Tale soluzione, peraltro, non fornisce alcuna garanzia sulla desiderabilità o meno del suo esito: il testo torna a più riprese sul rischio concreto di una deriva tecnofascista, cioè di una risposta autoritaria alle sfide ecologiche. Il degrado degli equilibri biosferici schiude infatti uno scenario fortemente polarizzato: alla tentazione dispotica deve far fronte un progetto sociale complessivo capace di coniugare la sostenibilità ambientale e l'autonomia individuale e collettiva. Il nesso tra ecologia e libertà, dunque, non si dà in natura - non sta nelle cose: bisogna produrlo, curarlo, difenderlo.

Recensione (di Roberta Gemmiti):

Geografia dei bambini. Luoghi, pratiche e rappresentazioni

di Stefano Malatesta
Guerini, 2015

Nel pensiero geografico contemporaneo, è emersa con forza la necessità di isolare un ambito di lavoro indirizzato allo studio dei luoghi, delle pratiche e delle rappresentazioni che "costruiscono" le geografie dell'infanzia. La Children's Geography si è affermata, innanzitutto, come un passaggio fondamentale per definire i bambini e le bambine non più come "individui in transizione verso l'età adulta", ai quali fornire le coordinate per essere, un giorno, adulti capaci e responsabili, e, in seguito, si è convertita in uno strumento indispensabile per considerarli attori protagonisti dei luoghi che abitano tutti i giorni: la casa, la scuola e gli spazi pubblici. Questo libro si apre con la discussione del posizionamento intradisciplinare della "geografia dei bambini" e prosegue con un'applicazione dei principali nodi teorici della Children's Geography ai luoghi che maggiormente influenzano l'esperienza spaziale dei bambini e delle bambine.

Recensione (di Giovanni Donadelli):

Reflexive cartography: A new perspective in mapping

di Emanuela Casti
Elsevier, 2015

Reflexive Cartography addresses the adaptation of cartography, including its digital forms, to the changing needs of society, and outlines the experimental context aimed at mapping a topological space. Using rigorous scientific analysis, it charts the transition from topographical maps created by state agencies to open mapping produced by citizens. Adopting semiotic theory to uncover the complex communicative mechanisms of maps and to investigate their ability to produce their own messages and new perspectives, Reflexive Cartography outlines a shift in our way of conceptualizing maps: from a plastic metaphor of reality, as they are generally considered, to solid tools that play the role of agents, assisting citizens as they think and plan their own living place and make sense of the current world.

Recensione (di Carlo Gemignani):

Il diritto alla città

di Henry Lefebvre
Ombre Corte, 2014 (riedizione)

Il diritto alla città di cui ci parla Henri Lefebvre non esprime semplicemente la rivendicazione di bisogni essenziali. Esso si configura come una qualità specifica dell'urbano, che comprende la possibilità di sperimentare una vita urbana alternativa. "Il diritto alla città - scrive Lefebvre - si presenta come forma superiore dei diritti, come diritto alla libertà, all'individualizzazione nella socializzazione, all'habitat e all'abitare". Tale diritto implica perciò una riappropriazione di tempi e spazi del vivere urbano, una ristrutturazione delle relazioni sociali, politiche ed economiche a partire da un drastico cambiamento nell'arena decisionale. La riedizione di questo libro, apparentemente lontano nel tempo, appare particolarmente opportuna in un momento in cui in molti si chiedono se stiamo assistendo a una nuova crisi urbana, e il concetto di "diritto alla città" è largamente utilizzato per provare a definire le rivendicazioni dei movimenti sociali urbani contemporanei.

Recensione (di Fabiana D'Ascenzo):

Confini e frontiere. La moltiplicazione del lavoro nel mondo globale

di Sandro Mezzadra e Brett Neilson
Il Mulino, 2014

In Europa, in Asia, nel Pacifico, nelle Americhe, i confini e le terre che li circondano sono oggi scenario di forti tensioni, di lotte violente e di tragedie umanitarie. Basta pensare alle morti, spesso senza nome, dei migranti che vanno in cerca di un futuro sfidando le acque del Mediterraneo o il deserto tra Messico e Stati Uniti. I moderni processi di globalizzazione non hanno affatto creato un mondo senza barriere, e hanno anzi generato una vera moltiplicazione di confini. Il libro ne traccia l’intricata mappa, indagando gli effetti che tale dinamica produce sul lavoro, sui movimenti migratori e sulla vita politica. Sullo sfondo della crisi e della trasformazione dello Stato-nazione, sono i concetti stessi di cittadinanza e sovranità a essere ridefiniti.


Recensione (di Paolo Cuttitta):

Tra geografia e politiche. Ripensare lo sviluppo locale

di Francesca Governa
Donzelli, 2014

A cosa serve la geografia? È una disciplina utile oppure no? Ed è l’utilità che può qualificare il valore del sapere geografico o bisogna piuttosto ragionare in termini di rilevanza sociale e politica? Questo libro discute il rapporto fra geografia e politiche pubbliche, concentrandosi sulla relazione fra processi dello sviluppo e territorio. Ragionare attorno al significato della geografia nelle politiche pubbliche porta a diffidare di risposte semplici e superare l’idea che il rapporto fra geografia e politiche possa essere affrontato in termini di utilità pratica e nelle pratiche. La geografia è una pratica conoscitiva portatrice di valori e principi, che richiede un preciso posizionamento etico e politico. In questo studio, la rilevanza della descrizione geografica è vista, prima di tutto, in termini di «responsabilità»; una responsabilità che si manifesta nella sfera pubblica.

Recensione (di Filippo Celata):

Franco Farinelli. Del mapa al laberinto

di Bernat LLadò
Icaria editorial, 2013

La geografía es el saber arquetípico de la cultura occidental: a partir de esta premisa Franco Farinelli recorre un camino fascinante a través de la historia de la geografía y de algunos de los hitos que jalonan el pensamiento occidental. Con su afán por representar el mundo, por dibujar sobre un plano el cuerpo esférico de la Tierra, los geógrafos habrían inaugurado la epistemología dominante en nuestra cultura. Desde Anaximandro hasta las actuales ciencias cognitivas, pasando por Ptolomeo, Brunelleschi, Kant o Heidegger, el paradigma cognitivo fundamental de Occidente procede de la proyección cartográfica. Un modelo que no solo ha configurado nuestra mente y estructurado nuestra cultura sino que ha producido nuestro territorio. Porque para Farinelli, el mapa precede al territorio.

Geografia delle diaspore

di Antonio Stopani
Aracne, 2013

Diaspora è un semplice sinonimo di migrazione internazionale? Si tratta di una tipologia particolare di movimento migratorio? Descrive un carattere etnico trasmesso in situazione di emigrazione? Sviluppando una prospettiva geografica, questo libro risponde a tali quesiti mettendo al centro dell'analisi i legami attivati consapevolmente dai migranti tra loro e l'elaborazione di una vicenda migratoria condivisa.

Recensione (di Leonardo Rombai):


Neoliberalismo come eccezione. Cittadinanza e sovranità in mutazione

di Aihwa Ong
La Casa Usher, 2013

Nell'accezione comune, il "neoliberismo" è un paradigma di governo economico-politico che sostiene la centralità del mercato e una forte limitazione dell'intervento dello Stato in campo economico. Aihwa Ong sfida questo modello, analizzando il Neoliberalism non come una dottrina monolitica ma come un insieme di pratiche governamentali, di dispositivi flessibili che possono essere adottati anche in presenza di poteri statuali forti. L'oggetto di analisi della Ong è l'apparizione di nuove forme di governo, soprattutto in relazione a società uscite da poco dalla dipendenza coloniale. L'autrice si sofferma sulle specifiche "tecnologie di governo" che hanno consentito un progressivo adattamento alle dinamiche della globalizzazione delle "forme di vita" esistenti. In questa ricerca sul campo, l'autrice si concentra sul Sud-est asiatico e sulla Cina, dove il neoliberalismo costituisce un'eccezione alle abituali pratiche di governo.

Recensione (di Cesare Di Feliciantonio): 

Geografia e filosofia. Materiali di lavoro

di Marcello Tanca
Franco Angeli, 2013

Nei nostri ricordi scolastici geografia e filosofia rappresentano mondi separati e lontani, che poco o nulla hanno a che fare l'uno con l'altro. Questa spartizione ha dietro di sé una lunga storia - che se non è lunghissima, è ancora viva e presente nella cultura contemporanea. Nonostante lo "spatial turn" registratosi nelle scienze sociali negli ultimi anni, la storia dei prestiti e delle contaminazioni tra discorso filosofico e discorso geografico attende ancora, in larga parte, di essere scritta. Questo lavoro parte da una precisa ipotesi interpretativa: l'esplorazione conoscitiva e materiale della Terra, il tratto che più di ogni altro caratterizza l'epoca moderna e senza il quale non si darebbe globalizzazione, sarebbe stata impensabile senza le molteplici connessioni, interferenze e sovrapposizioni tra geografia e filosofia. Si tratta allora di ripensare il rapporto tra quelli che sono a tutti gli effetti dei dispositivi di produzione di immagini del mondo e di riportare alla luce alcune delle tappe più significative di un percorso comune così poco conosciuto: da Kant a Foucault, passando per Hegel, Marx e Heidegger.

Recensione (di Dino Gavinelli):