Anarchici ed editori. Reti scientifiche, editoria e lotte culturali attorno alla Nuova Geografia Universale di Elisèe Reclus

di Federico Ferretti
Zero in condotta, 2011

La critica ha spesso considerato l'opera maggiore di Élisée Reclus, la Nouvelle Géographie Universelle, come un lavoro meno interessante rispetto ad altri titoli della produzione reclusiana. Sui 19 volumi di questa geografia enciclopedica ha pesato a lungo il pregiudizio che si trattasse di un'opera poco significativa dal punto di vista politico, sospettata anche di "censura" da parte dell'editore Hachette. Questo libro mira a ricostruire la genesi di un'opera che si intreccia con la storia della fondazione del movimento anarchico, perché ha visto al lavoro nella Svizzera francofona degli anni 1870 e 1880 un'équipe di geografi che erano allo stesso tempo fra i principali animatori della componente antiautoritaria della Prima Internazionale. Partendo dall'analisi di corrispondenze inedite, questo libro vuole collocare la geografia universale di Reclus nel suo corretto contesto storico, politico e culturale, per coglierne il significato politico al di là delle necessità editoriali e contingenti. 

Recensione (di Marcella Schmidt di Friedberg): 
La Nouvelle Géographie Universelle (NGU) - 19 volumi, 17.873 pagine di testo, 4.290 carte e migliaia d’incisioni -  è la maggiore opera di Elisée Reclus e, paradossalmente, forse proprio per la sua mole, rimane ancora poco studiata fino agli anni recenti. Nella ricostruzione del lavoro di compilazione di quest’opera immensa, il risultato di oltre un ventennio di lavoro di Reclus, Federico Ferretti ci presenta un’epoca, una pagina della storia francese che coincide con la Terza Repubblica tra il 1876 e il 1894. In questa seconda grande opera del geografo francese, situata cronologicamente tra La Terre (1868) e L’Homme et la Terre (1905-1908), si rispecchia la doppia vocazione di Reclus, geografo ‘da tavolino’ ed esploratore, egli: “è fra i geografi quello in cui  forse convivono e si equilibrano meglio la figura del viaggiatore e quella dello studioso erudito” (p. 17).  La NGU nasce come ‘geografia generale’, progetto enciclopedico ispirato al modello di Malte-Brun e ovviamente di Carl Ritter, con lo scopo di trarre: “dallo studio di fatti specifici […] principi generali e generalmente applicabili”, per poi diventare ‘geografia universale’, “genere specifico che mira a un’analisi di tutte le parti della terra” (p. 9): due generi di geografia che convivono nell’unica concezione universalista dell’autore e un titolo che sarà il risultato di lunghe trattative tra l’autore e il suo editore. L’idea di scrivere la NGU risale agli anni ’60 dell’Ottocento, ma la progettazione sarà lenta e risentirà delle vicende politiche del suo autore. Reclus partecipa fin dall’inizio alla costituzione del movimento anarchico che si struttura nella Svizzera francofona negli anni Settanta  per poi diventare esponente di primo piano dell’anarchismo internazionale. La sua partecipazione alla Comune sarà breve, immediatamente arrestato resterà in carcere fino al 1872 per poi prendere la strada dell’esilio: tutta l’elaborazione della NGU riflette il periodo dell’esilio svizzero di Reclus.
In un libro molto denso, risultato di un approfondito lavoro di archivio che lo ha portato a seguire le tracce di Reclus attraverso l’Europa - dalla Francia, all’Inghilterra, all’Olanda, al Belgio, alla Svizzera, alla Russia –, Ferretti si dedica a ricostruire “la fabbrica dell’opera”, scavandone il lavoro quotidiano, le relazioni professionali, gli aspetti tecnici dell’organizzazione dei materiali, della cartografia e dell’illustrazione. Ne emerge uno straordinario lavoro d’equipe, prodotto dallo sforzo corale di una rete di collaboratori, appartenente almeno in parte a quel ”milieu di geografi anarchici” (p. 20) che condivide la fede politica dell’autore, oltre alla sua attività di geografo. La NGU  appare: “come qualcosa di molto distante dall’idea romantica di scrittura individuale e vi si trova un lavoro che è anche  e soprattutto di relazioni: gestione di collaboratori e informatori, corrispondenza, organizzazione culturale e anche ‘artigianato’” (p. 195). Gli esponenti di tale rete sono i fratelli di Elisée, Elie e Onèsime, poi l’editore della casa editrice Hachette, Emile Templier, il geografo Ernest Desjardins, all’apice della sua carriera universitaria, il cartografo Paul Pelet, Charles Schiffer, corrispondente della casa editrice, il geografo Franz Schrader, cugino di Reclus, il cartografo ginevrino Charles Perron, gli insegnanti e attivisti anarchici James Guillaume, Gustav Lefrançais, Luigi Galleani, e, per le aree di loro competenza per la lingua e il territorio,  il geografo ungherese Attila De Gerando, gli esuli russi Pëtr Kropotkin e Léon Metchnikoff,  l’etnografo ucraino  Michail Dragomanov, solo per citarne alcuni: “Sarebbe impossibile elencare le centinaia di corrispodenti e informatori occasionali che da tutte le parti del mondo forniscono a Reclus le notizie più diverse, dal testo di un canto popolare sami alla descrizione di una pianta tropicale” (p. 220).
La rete si allarga poi, durante tutta la vita di Reclus, a contatti, incontri e scambi epistolari con un gran numero d’intellettuali del tempo, da Patrick Geddes, a Oscar Peschel, a George Perkins Marsh, a Halford J. Mackinder, solo per restare nell’ambito geografico. In questa rete d’intellettuali,  molti condividono le idee politiche del maestro, oltre alla sua concezione di geografia (Dragomanov, Kropotkin, Lefrancais, Galleani, Guillaume, Metchnikoff, Perron): “Tutto un circuito di  intellettuali rivoluzionari si stringe intorno alla geografia perché la reputa  in primo luogo un sapere utile alla trasformazione sociale. In secondo luogo perché  per chi è esule o privo di una cattedra queste pubblicazioni costituiscono una risorsa indispensabile” (p. 239). Reclus organizza il lavoro collettivo e sostiene in ogni modo la rete dei collaboratori: “Nei confronti degli anarchici che gli si presentano […] Reclus  è un  vero e proprio ufficio di collocamento, che accoglie non solo chi necessita di una lettera di raccomandazione, ma a volte anche chi gli offre collaborazione a domicilio” (p. 176). La ricostruzione puntuale della composizione dell’opera e anche del successo editoriale che essa da subito ottiene (20.000 copie per i primi fascicoli) mette definitivamente in discussione l’interpretazione tradizionale della figura di Reclus come autore incompreso e isolato: “A questo punto, sulla questione della solitudine dell’autore, siamo già certi con i dati esposti  di non essere di fronte  al genio isolato, all’eroe romantico, che solo a compiere il suo lavoro, “incarna  il personaggio del geografo eroico”, immagine dalla quale si sono fatti sedurre molti degli studiosi che hanno riscoperto Reclus fra gli anni ’70 e ’80 del Novecento, soprattutto in area francofona, per costruire questa specie di leggenda eroica del  ‘padre spirituale’” (p. 178). Da questo coro di collaboratori emerge la regia sapiente del maestro: ben noto (come emerge dall’originale dei manoscritti) è il perfezionismo di Reclus, a cui si deve la redazione finale di ogni singola parte dell’opera.
Oltre a indagare la genesi, e i meccanismi interni ed esterni delle reti anarchiche, il secondo tema esplorato da Ferretti è quello dell’editoria che nell’Europa di questo periodo ha una posizione chiave nella produzione geografica.  Il quadro dell’attività editoriale di Reclus rivela ancora una volta la sua visibilità e importanza culturale nella Francia dell’epoca; egli collabora con la Revue des deux mondes per un decennio (dal 1859 al 1868) ed è profondamente legato a Pierre-Jules  Hetzel, editore di Victor Hugo e di Jules Verne, con il quale pubblica la Storia di un ruscello e la Storia di una montagna, con ampie tirature. Sarà, inoltre, per decenni “uno dei portabandiera” (p. 59), della casa editrice fondata da Louis Hachette, “modernissima impresa editoriale” e “prima agenzia di produzione della geografia intellettuale in Francia” (p. 238), per la quale passeranno tutti i principali nomi della geografia francese, da Dejardins, a Guyot, a Vidal de la Blache. La collaborazione di Reclus inizia negli anni ’60, con le guide Joanne e con la rivista “Tour de Monde”, diretta da Charton, seguirà la pubblicazione di La Terre, subito tradotta in più lingue.
Dopo la scomparsa di Luis Hachette nel 1864, la guida della casa editrice passerà al socio, Louis Breton, e al genero Emile Templier, responsabile per la geografia: l’analisi dettagliata del complesso rapporto tra l’editore Templier  e il ‘suo’ autore Elisée Reclus è un altro degli aspetti di grande interesse dell’opera di Ferretti. Il progetto della NGU si concretizza nel 1872, dopo che la pena alla deportazione in Nuova Caledonia viene commutata in dieci anni di esilio. Reclus invia a Templier un piano dettagliato dell’opera: “Avrò più possibilità di interessare il lettore procedendo immediatamente alla descrizione delle diverse contrade. E’ studiando ogni Paese che dovrò naturalmente chiarire i problemi scientifici collegati allo stesso soggetto” (E.R., p. 96). Delicato, infine, è il tema della ‘presunta’ censura attivata da Hachette nei confronti della NGU. Dalla corrispondenza con Templier emerge piuttosto un accordo a non parlare apertamente di politica da parte di Reclus e di rispettare  le idee geografiche di Reclus, da parte dell’editore. Conclude Ferretti: “Se la scrittura della NGU, non è avvenuta in condizioni di libertà completa, sembra nondimeno eccessivo ricorrere alla categoria della “censura” dal momento che le idee scientifiche dell’autore, dopo una serie di contrattazioni, vengono sostanzialmente avvallate dall’editore ed è proprio su quelle che si basa la strategia del geografo anarchico, che resta fino in tempi non sospetti fortemente legato  alla sua principale casa editrice” (p. 238).