a cura di M. Della Torre e B. Pedretti
Donzelli, 2014
"In quanto architetto - scrive Mario Botta - resto convinto che la città europea sia ancora oggi una delle forme più evolute, intelligenti flessibili e accoglienti dell'organizzazione dello spazio di vita dell'uomo". Così una delle maggiori figure dell'architettura contemporanea racconta il centro tematico di questo volume che, in effetti, si propone di sottoporre la questione della città e del progetto urbano alle interpretazioni incrociate di un vero e proprio dibattito interdisciplinare. Gli autori, grandi intellettuali dei nostri tempi, s'interrogano sull'eredità della città europea e mediterranea, analizzata sia nelle dinamiche storiche dei sistemi di cittadinanza che l'hanno forgiata, sia nelle sfide cui la costringono i processi di globalizzazione.
Il risultato è un quadro di analisi storiche e riflessioni teoriche che intersecano geografia umana, filosofia politica e morale, storia delle idee e dell'urbanistica, sociologia ed economia. Il filo conduttore consiste in una lettura della città e del territorio alla luce della complessità dei fenomeni storici e sociali implicati nella questione urbana.
Saggi di: Remo Bodei, Antonio Calafati, Franco Farinelli, Giuliano Gresleri, Roberto Mancini, Predrag Matvejevic´, Marco Romano, Giulio Sapelli. Presentazione di Mario Botta.
Recensione (di Lucrezia Lopez):
Il volume affronta il tema della cittadinanza, analizzata da una prospettiva geografica, filosofica, iconografica ed economica. Si tratta di un lavoro articolato e impegnativo, frutto di due conferenze tenute presso l’Accademia di Architettura dell’Università della Svizzera italiana a Mendrisio e distribuite in due cicli dal titolo: Mare Nostrum e Finis urbis?, con un unico sottotitolo: Città europea e globalizzazione; i contributi riconducono al rapporto tra urbs e civitas, tra città e cittadinanza.
Il testo è articolato in quattro parti che corrispondono ai già citati quattro approcci (geografico, filosofico, iconografico ed economico). Nella prefazione, Mario Botta introduce la natura interdisciplinare del volume, cui obiettivo è quello di comprendere le città contemporanee da un punto di vista più ampio possibile. Difensore del modello della città europea, culla di storia, cultura e memoria, l’autore riconosce come tale modello sia oggi sottoposto a notevoli sfide, in primo luogo quelle causate dalla globalizzazione. L’eredità del passato, basata sul progetto architettonico e urbano della civitas come forma e come modello sociale, è ancora attuale ai fini di una progettualità moderna che assecondi le trasformazioni del presente. Segue l’introduzione, nella quale Marco Della Torre e Bruno Pedretti discutono l’eredità storica della città europea e mediterranea, per comprendere le sfide della contemporaneità.
Nel suo prezioso contributo Predrag Matvejević riflette sulle conseguenze dell’immagine associata oggi al Mar Mediterraneo. Piuttosto che soffermarsi sul passato, l’autore è preoccupato per il futuro, progettato su basi poco solide. La stessa Unione Europea è nata ignara della rilevanza storica del Mar Mediterraneo. Per recuperarne l’importanza bisogna abbandonare gli stereotipi ed essere propositivi: saper fare. Identità del fare, del progettare un nuovo Mediterraneo mediante coesione, solidarietà e partenariato. Il contributo lancia un messaggio chiaro: mettersi in discussione; le sorti del Mar Mediterraneo non dipendono solo dai paesi arabi o dalle migrazioni, ma anche da chi, sull’altra sponda, ha una responsabilità primaria nel miglioramento dello stato delle cose.
Franco Farinelli espone le trasformazioni della concezione di città in età medievale e in età moderna; da espressione della mente urbana, la città diventa immagine rappresentata. Se la città medievale, così come interpretata da Agostino, è caratterizzata dalla compenetrazione di soggetti e oggetti, il concetto moderno di prospettiva sostituisce alla compenetrazione la distanza fra le cose e, dunque, l’elemento spaziale urbano. È la tensione fra civitas e urbs, fra modello genovese e modello fiorentino che riduce la mente urbana a immagine, a spazio, a forma determinata. Tolomeo, Heiddeger e Brunelleschi sono solo alcune delle grandi figure citate per spiegare il cambiamento. Farinelli riflette sull’effetto della prospettiva di Brunelleschi, la quale modifica la sostanza e la natura della città e dei suoi cittadini, trasformando il soggetto in oggetto. Altro aspetto connesso alla forma della città è la sovranità territoriale, forma spaziale del potere che nasce dalla città.
Nella seconda sezione, Filosofie, Remo Bodei analizza “Il buongoverno. Armonia e conflitto nella città”. Il suo punto di riferimento è la città mediterranea, ricca di spazi urbani facilitatori di socializzazione e di identità collettive. Presentando tre modelli simbolici, l’autore spiega in che modo fattori storici e geografici cambino e determinino il mutamento del rapporto fra città e ideali di armonia e di buon governo. Nel primo caso, la città imita il modello cosmico e celeste, però si perde nella ricerca di un modello politico, per cui si svincola da tale modello divino e assume l’aspetto di una città terrena caratterizzato da conflitti e caos. Il secondo modello è una città fondata su concordia, giustizia e sicurezza. Per l’ultimo e terzo modello, la città diventa anche luogo di perdizione e di dissidio. Tali riflessioni conducono alla discussione della città attuale, ove vige l’isolamento e gli spazi di socializzazione scompaiono. A questa realtà, l’autore contrappone una visione positiva: “la polis sono gli uomini, vi è speranza che ciascuna [città] possa cambiare, mantenendo la sua specificità, ma aprendosi al nuovo ‘compatibile’” (p. 46). Una visione piena di speranza: le città possono rigenerarsi perché la volontà permette di integrare i cambiamenti e di modificare i desideri dei cittadini.
La globalizzazione e i suoi effetti sulla vita urbana sono analizzati anche da Roberto Mancini, che sottolinea un peggioramento dei modelli convivenza. A tali tendenze negative, la città oppone le sue potenzialità di mediatrice della vita sociale, della democrazia e di visioni differenti. Si mostra capace di restituire alla società spazi vitali e valori, poiché persistono luoghi propizi alle relazioni e al dialogo. Il modello sociale, civile e democratico europeo è chiamato a ripresentare una vita “della città e nella città”. Sulla scia del contributo precedente, anche Mancini auspica il risveglio della coscienza democratica europea, per restituire alla città dignità e integrità.
Nella sezione Iconografie, Marco Romano riflette sulla dimensione estetica nella storia urbana, in particolar modo nelle città europee. È un contributo interessante e ricco di riferimenti storico-architettonici che pretendono di mostrare l’evoluzione della civitas, riprendendo concetti già affrontati nei contributi precedenti. La differenza risiede nell’interpretazione estetica della città. La civitas diventa urbs quando s’incardina sull’esibizione della proprietà dell’homo oeconomicus; e ancora la città esibisce strade e piazze tematizzate con la pretesa estetica di paragonarsi a un’opera d’arte. In ciò risiederebbe l’anima della città: un desiderio di bellezza che assicuri una protezione simbolica, e che dovrebbe essere un criterio cruciale per progettare la città.
Giuliano Gresleri, nel capitolo successivo, spiega in che modo la delimitazione della città storica rappresenti un problema per lo sviluppo moderno della città. Le cinte murarie definiscono una realtà storica e urbana, fatta di elementi simbolici, ma le stesse sono una sfida per la città nuova e per l’architettura moderna che deve progettare una città ideale a partire dalla forma e dalla dimensione. Differenti sono i principi della città contemporanea, la cui espansione si fonda su distanze fisse e ottimali, su logiche e relazioni fra pubblico e privato e sull’autonomia personale dell’individuo.
Con un’evidente prospettiva economica, Antonio Calafati riconduce nel suo contributo la questione della cittadinanza europea alle politiche di coesione, inizialmente volte a colmare gli squilibri territoriali fra realtà differenti. Attualmente, l’originario paradigma dell’integrazione territoriale è sostituito dal paradigma della competizione territoriale: le differenze territoriali che si volevano colmare hanno rivelato la fragilità di un progetto oggi fondato quasi esclusivamente sulla competizione (territoriale e urbana). Il risultato dell’allargamento dell’Unione Europea è l’aggregazione di una pluralità di realtà urbane con differenti livelli di sviluppo, che si richiamano alla pianificazione strategica per competere, attrarre capitali, mantenere o attrarre le imprese, promuovere lo scambi di beni e d’informazioni con l’ausilio di attori politici ed economici comunitari, statali e locali.
Conclude il volume il contributo di Giulio Sapelli, il quale analizza le caratteristiche della città, culla della civilizzazione fondata sulla pluralità delle identità. Nel suo excursus si sofferma anche sul concetto di metropoli; nelle città e nelle metropoli la presenza umana è fondamentale, essendo queste “momenti di agglutinamento tanto dei poteri situazionali di fatto, quanto della formazione delle identità collettive a base democratica o autoritaria” (p. 138). A suo parere, la città è una realtà minacciata dalla rete che, separando, non consente più di prendere decisioni attraverso le classiche forme della mediazione politica.
Il testo pone le basi per una lettura rinnovata del concetto di cittadinanza grazie ai molteplici livelli di lettura che offre, e che suscitano attenzione e capacità di riflessione indispensabili per cogliere gli stimoli provenienti da approcci differenti. Innumerevoli sono i riferimenti ad autori e a prospettive che hanno dato un contribuito fondamentale al tema. Un notevole pregio del volume è quello di adottare una prospettiva storica, quanto mai utile per comprendere l’attualità.
Donzelli, 2014
"In quanto architetto - scrive Mario Botta - resto convinto che la città europea sia ancora oggi una delle forme più evolute, intelligenti flessibili e accoglienti dell'organizzazione dello spazio di vita dell'uomo". Così una delle maggiori figure dell'architettura contemporanea racconta il centro tematico di questo volume che, in effetti, si propone di sottoporre la questione della città e del progetto urbano alle interpretazioni incrociate di un vero e proprio dibattito interdisciplinare. Gli autori, grandi intellettuali dei nostri tempi, s'interrogano sull'eredità della città europea e mediterranea, analizzata sia nelle dinamiche storiche dei sistemi di cittadinanza che l'hanno forgiata, sia nelle sfide cui la costringono i processi di globalizzazione.
Il risultato è un quadro di analisi storiche e riflessioni teoriche che intersecano geografia umana, filosofia politica e morale, storia delle idee e dell'urbanistica, sociologia ed economia. Il filo conduttore consiste in una lettura della città e del territorio alla luce della complessità dei fenomeni storici e sociali implicati nella questione urbana.
Saggi di: Remo Bodei, Antonio Calafati, Franco Farinelli, Giuliano Gresleri, Roberto Mancini, Predrag Matvejevic´, Marco Romano, Giulio Sapelli. Presentazione di Mario Botta.
Recensione (di Lucrezia Lopez):
Il volume affronta il tema della cittadinanza, analizzata da una prospettiva geografica, filosofica, iconografica ed economica. Si tratta di un lavoro articolato e impegnativo, frutto di due conferenze tenute presso l’Accademia di Architettura dell’Università della Svizzera italiana a Mendrisio e distribuite in due cicli dal titolo: Mare Nostrum e Finis urbis?, con un unico sottotitolo: Città europea e globalizzazione; i contributi riconducono al rapporto tra urbs e civitas, tra città e cittadinanza.
Il testo è articolato in quattro parti che corrispondono ai già citati quattro approcci (geografico, filosofico, iconografico ed economico). Nella prefazione, Mario Botta introduce la natura interdisciplinare del volume, cui obiettivo è quello di comprendere le città contemporanee da un punto di vista più ampio possibile. Difensore del modello della città europea, culla di storia, cultura e memoria, l’autore riconosce come tale modello sia oggi sottoposto a notevoli sfide, in primo luogo quelle causate dalla globalizzazione. L’eredità del passato, basata sul progetto architettonico e urbano della civitas come forma e come modello sociale, è ancora attuale ai fini di una progettualità moderna che assecondi le trasformazioni del presente. Segue l’introduzione, nella quale Marco Della Torre e Bruno Pedretti discutono l’eredità storica della città europea e mediterranea, per comprendere le sfide della contemporaneità.
Nel suo prezioso contributo Predrag Matvejević riflette sulle conseguenze dell’immagine associata oggi al Mar Mediterraneo. Piuttosto che soffermarsi sul passato, l’autore è preoccupato per il futuro, progettato su basi poco solide. La stessa Unione Europea è nata ignara della rilevanza storica del Mar Mediterraneo. Per recuperarne l’importanza bisogna abbandonare gli stereotipi ed essere propositivi: saper fare. Identità del fare, del progettare un nuovo Mediterraneo mediante coesione, solidarietà e partenariato. Il contributo lancia un messaggio chiaro: mettersi in discussione; le sorti del Mar Mediterraneo non dipendono solo dai paesi arabi o dalle migrazioni, ma anche da chi, sull’altra sponda, ha una responsabilità primaria nel miglioramento dello stato delle cose.
Franco Farinelli espone le trasformazioni della concezione di città in età medievale e in età moderna; da espressione della mente urbana, la città diventa immagine rappresentata. Se la città medievale, così come interpretata da Agostino, è caratterizzata dalla compenetrazione di soggetti e oggetti, il concetto moderno di prospettiva sostituisce alla compenetrazione la distanza fra le cose e, dunque, l’elemento spaziale urbano. È la tensione fra civitas e urbs, fra modello genovese e modello fiorentino che riduce la mente urbana a immagine, a spazio, a forma determinata. Tolomeo, Heiddeger e Brunelleschi sono solo alcune delle grandi figure citate per spiegare il cambiamento. Farinelli riflette sull’effetto della prospettiva di Brunelleschi, la quale modifica la sostanza e la natura della città e dei suoi cittadini, trasformando il soggetto in oggetto. Altro aspetto connesso alla forma della città è la sovranità territoriale, forma spaziale del potere che nasce dalla città.
Nella seconda sezione, Filosofie, Remo Bodei analizza “Il buongoverno. Armonia e conflitto nella città”. Il suo punto di riferimento è la città mediterranea, ricca di spazi urbani facilitatori di socializzazione e di identità collettive. Presentando tre modelli simbolici, l’autore spiega in che modo fattori storici e geografici cambino e determinino il mutamento del rapporto fra città e ideali di armonia e di buon governo. Nel primo caso, la città imita il modello cosmico e celeste, però si perde nella ricerca di un modello politico, per cui si svincola da tale modello divino e assume l’aspetto di una città terrena caratterizzato da conflitti e caos. Il secondo modello è una città fondata su concordia, giustizia e sicurezza. Per l’ultimo e terzo modello, la città diventa anche luogo di perdizione e di dissidio. Tali riflessioni conducono alla discussione della città attuale, ove vige l’isolamento e gli spazi di socializzazione scompaiono. A questa realtà, l’autore contrappone una visione positiva: “la polis sono gli uomini, vi è speranza che ciascuna [città] possa cambiare, mantenendo la sua specificità, ma aprendosi al nuovo ‘compatibile’” (p. 46). Una visione piena di speranza: le città possono rigenerarsi perché la volontà permette di integrare i cambiamenti e di modificare i desideri dei cittadini.
La globalizzazione e i suoi effetti sulla vita urbana sono analizzati anche da Roberto Mancini, che sottolinea un peggioramento dei modelli convivenza. A tali tendenze negative, la città oppone le sue potenzialità di mediatrice della vita sociale, della democrazia e di visioni differenti. Si mostra capace di restituire alla società spazi vitali e valori, poiché persistono luoghi propizi alle relazioni e al dialogo. Il modello sociale, civile e democratico europeo è chiamato a ripresentare una vita “della città e nella città”. Sulla scia del contributo precedente, anche Mancini auspica il risveglio della coscienza democratica europea, per restituire alla città dignità e integrità.
Nella sezione Iconografie, Marco Romano riflette sulla dimensione estetica nella storia urbana, in particolar modo nelle città europee. È un contributo interessante e ricco di riferimenti storico-architettonici che pretendono di mostrare l’evoluzione della civitas, riprendendo concetti già affrontati nei contributi precedenti. La differenza risiede nell’interpretazione estetica della città. La civitas diventa urbs quando s’incardina sull’esibizione della proprietà dell’homo oeconomicus; e ancora la città esibisce strade e piazze tematizzate con la pretesa estetica di paragonarsi a un’opera d’arte. In ciò risiederebbe l’anima della città: un desiderio di bellezza che assicuri una protezione simbolica, e che dovrebbe essere un criterio cruciale per progettare la città.
Giuliano Gresleri, nel capitolo successivo, spiega in che modo la delimitazione della città storica rappresenti un problema per lo sviluppo moderno della città. Le cinte murarie definiscono una realtà storica e urbana, fatta di elementi simbolici, ma le stesse sono una sfida per la città nuova e per l’architettura moderna che deve progettare una città ideale a partire dalla forma e dalla dimensione. Differenti sono i principi della città contemporanea, la cui espansione si fonda su distanze fisse e ottimali, su logiche e relazioni fra pubblico e privato e sull’autonomia personale dell’individuo.
Con un’evidente prospettiva economica, Antonio Calafati riconduce nel suo contributo la questione della cittadinanza europea alle politiche di coesione, inizialmente volte a colmare gli squilibri territoriali fra realtà differenti. Attualmente, l’originario paradigma dell’integrazione territoriale è sostituito dal paradigma della competizione territoriale: le differenze territoriali che si volevano colmare hanno rivelato la fragilità di un progetto oggi fondato quasi esclusivamente sulla competizione (territoriale e urbana). Il risultato dell’allargamento dell’Unione Europea è l’aggregazione di una pluralità di realtà urbane con differenti livelli di sviluppo, che si richiamano alla pianificazione strategica per competere, attrarre capitali, mantenere o attrarre le imprese, promuovere lo scambi di beni e d’informazioni con l’ausilio di attori politici ed economici comunitari, statali e locali.
Conclude il volume il contributo di Giulio Sapelli, il quale analizza le caratteristiche della città, culla della civilizzazione fondata sulla pluralità delle identità. Nel suo excursus si sofferma anche sul concetto di metropoli; nelle città e nelle metropoli la presenza umana è fondamentale, essendo queste “momenti di agglutinamento tanto dei poteri situazionali di fatto, quanto della formazione delle identità collettive a base democratica o autoritaria” (p. 138). A suo parere, la città è una realtà minacciata dalla rete che, separando, non consente più di prendere decisioni attraverso le classiche forme della mediazione politica.
Il testo pone le basi per una lettura rinnovata del concetto di cittadinanza grazie ai molteplici livelli di lettura che offre, e che suscitano attenzione e capacità di riflessione indispensabili per cogliere gli stimoli provenienti da approcci differenti. Innumerevoli sono i riferimenti ad autori e a prospettive che hanno dato un contribuito fondamentale al tema. Un notevole pregio del volume è quello di adottare una prospettiva storica, quanto mai utile per comprendere l’attualità.