di Giulia Bogliolo Bruna
CISU, 2016
"Equilibri artici. L'umanesimo ecologico di Jean Malaurie" ripercorre l'itinerario intellettuale dell'eclettico studioso, "monumento" della cultura francese cui hanno reso un vibrante omaggio il mondo accademico e la sfera istituzionale. Attingendo a un ricco ed inedito materiale documentario, questo saggio, traduzione italiana di "Jean Malaurie: une énergie créatrice" (Parigi, Armand Colin, 2012) ne illustra la feconda creatività che si è espressa in una pluriforme - ma organica - produzione scientifica ed editoriale.
Recensione (di René Maury):
CISU, 2016
"Equilibri artici. L'umanesimo ecologico di Jean Malaurie" ripercorre l'itinerario intellettuale dell'eclettico studioso, "monumento" della cultura francese cui hanno reso un vibrante omaggio il mondo accademico e la sfera istituzionale. Attingendo a un ricco ed inedito materiale documentario, questo saggio, traduzione italiana di "Jean Malaurie: une énergie créatrice" (Parigi, Armand Colin, 2012) ne illustra la feconda creatività che si è espressa in una pluriforme - ma organica - produzione scientifica ed editoriale.
Recensione (di René Maury):
Già pubblicato in Francia con il titolo Jean Malaurie, une énergie créatrice, questo volume, nella versione italiana tradotta e completata dall’Autrice, offre una vasta panoramica della densa attività di un grande esperto delle aree artiche, Jean Malaurie, sebbene meno noto in Italia di un altro esploratore francese delle zone polari, l’etnologo Paul-Émile Victor, o, in altro ambiente, di Jacques-Yves Cousteau, esploratore oceanografico. Mostro sacro degli ambienti artici e instancabile ricercatore sia solitario che con spedizioni scientifiche, Malaurie, geografo di formazione ma noto come etno-storico-sociologo, comunque a cavallo tra la geomorfologia, l’antropologia, la geografia umana e l’ecologia scientifica, ha segnato un’epoca, privilegiando le ricerche sul campo, e associando sempre ad esse i popoli artici dalla Groenlandia alla Siberia, fra i quali egli si insediava per mesi, impegnato in osservazioni ed interviste.
Il denso volume, curato da Giulia Bogliolo Bruna - a sua volta etnostorica e antropologa, membro della Società Geografica Italiana e di altre società scientifiche, studiosa anche di popolazioni Inuit e impegnata in altri campi di studi americanistici - appare come un ampio percorso soggettivo nella vastissima attività di Malaurie, mettendo a disposizione del lettore una ricca documentazione basata su testi originali, citazioni di lavori pubblicati o di materiali orali, lettere e discorsi dall’archivio personale - aperto per l’occasione all’Autrice - un corredo fotografico e una densa bibliografia articolata; insomma un omaggio al poliedrico studioso, una biografia intellettuale di Malaurie.
Dai sei capitoli, che vanno dal richiamo che il Nord ha presto esercitato su Malaurie, alle prime ricerche geomorfologiche e cartografiche, alla progressiva “inuitizzazione” dell’autore e al richiamo al sacro nel frequentare le comunità nordiche, fino all’impegno militante dell’intellettuale umanista, rileviamo piuttosto agevolmente la sua formazione geografica. Dai primi approcci sul campo in Marocco e nel Sahara, per restare comunque ancorato alll’affascinante natura del deserto e nel contempo per fuggire al mondo accademico, egli si dirige verso la quasi sconosciuta Groenlandia, su consiglio del maestro della geografia Emmanuel de Martonne, prima come geografo delle Expéditions polaires françaises del noto Paul-Emile Victor, e poi spesso in solitario presso i popoli Inuit; fino a essere titolare della prima cattedra di Geografia polare all’Istituto di Geografia di Parigi.
Un lungo capitolo è dedicato alla sua attività editoriale, con la creazione della fortunata collana editoriale Terre Humaine, aperta col suo saggio Les derniers rois de Thulé (1955, sulla comunità Inuit groenlandese travolta e in parte dispersa dalla creazione della base militare nucleare americana di Thulé), seguito dal noto Tristes tropiques dell’antropologo Claude Lévi-Strauss, e tuttora attiva per la diffusione di lavori non di taglio esclusivamente universitario.
Un’altra parte del volume tratta della cura di Malaurie per l’archiviazione e la valorizzazione del materiale antropologico, anche orale, e per la costituzione - associandovi sempre collaboratori Inuit - di una struttura di ricerca col Centre d’Études Arctiques, oggetto di interesse anche in Canada, Danimarca e Russia.
Ancora da segnalare nel libro la prefazione di Anna Casella Paltrinieri e la postfazione di Luisa Faldini, co-direttrice con Elvira Stefania Tiberini della collana italiana “Etnografie americane” (nella quale è inserito questo volume). Da esse traspare ulteriormente l’impegno di militante politico-ecologico di Jean Malaurie, già dalla sua azione di partigiano durante la Seconda guerra mondiale, oggi sempre pronto a denunciare con proclami, documenti e testimonianze locali i mali interni ed esterni dei popoli marginalizzati del Grande Nord, ai quali egli resta tuttora visceralmente legato.