Geografia e ricerca visuale

di Elisa Bignante
Laterza, 2011

 Le immagini plasmano il nostro modo di guardare e descrivere il mondo, e sono un ingrediente essenziale della conoscenza geografica. Attraverso le rappresentazioni visive la geografia ha costruito nel tempo modalità diverse per osservare e dar senso alla realtà dello spazio e del territorio. La ricerca visuale in geografia si concentra su alcuni percorsi di indagine aperti dall'utilizzo delle immagine fotografiche e dei video, analizzando nello specifico come, accanto alle forme geografiche tradizionali di descrizione, la fotografia e la videoripresa rappresentino canali privilegiati d'accesso sia all'osservazione e alla registrazione di informazioni sul territorio nella sua materialità, sia alla comprensione di come identità ed esperienze di tutti i giorni vengono costruite nello spazio geografico. Il volume presenta, in questo quadro, un insieme di metodologie per indagare il territorio e i fenomeni che in esso si dispiegano utilizzando le potenzialità offerte dalle immagini.

Recensione (di Enza Roberta Petrillo): 
Si parta da un dato: il volume di Elisa Bignante, dettagliata ricognizione sulla ricerca visuale ed anche ottimo strumento didattico, è ciò che la geografia italiana aspettava da almeno un decennio. Con una prefazione di Gillian Rose, professore presso l’Open University e riferimento consolidato degli studiosi di geografia visuale, il libro apre le danze rovesciando un paradigma consolidato: la relazione totalizzante ed egemonica tra geografia e cartografia.
Si può fare ricerca anche con le immagini? Sì, e quanto descritto dall’autrice, ne è la dimostrazione. Altro che descrizione geografica intesa come “disegno del mondo”. La portata iconografica della geografia è infinita e va ben oltre l’intento meramente descrittivo solitamente attribuito a filmati e fotografie. Cosa unisce, dunque, la carta, strumento principe della geografia, alle mappe cognitive, le timeline, i film, gli autoritratti, i video e le fotografie? “In un’indagine video o fotografica- chiarisce l’autrice- il ricercatore scatta fotografie o produce dei video per indagare il fenomeno oggetto di studio, e risponde ai propri quesiti analizzando il materiale che ha prodotto”. Un atto, mette in guardia l’autrice, di per sé non neutrale. Le plurime piste interpretative aperte dalla geografia visuale e ben contraddistinte dall’autrice, ci ricordano, infatti, che quello del vedere, esattamente come quello del cartografare, non è un atto oggettivo. “Fotografie e video prodotti in un determinato contesto, sono il frutto di costrutti sociali creati sotto l’influenza di determinate ideologie. La loro analisi costituisce pertanto un vettore attraverso cui osservare la realtà”.
“Come indagare, dunque, oggi, lo spazio geografico, come analizzarlo, come imparare o re-imparare a guardarlo?” si chiede l’autrice. Lungi dal rappresentare una mera appendice integrativa del testo scritto, la dimensione iconica proposta dalla geografia visuale, offre al ricercatore la possibilità di scomporre il territorio nei suoi diversi aspetti simbolici, identitari, semantici o strutturali. Il salto di qualità del volume, rispetto ad altri lavori di prevalente estrazione sociologica circolati in Italia, è rappresentato proprio dal passaggio da un’immagine intesa come prodotto, ad un una immagine intesa come mezzo. È su questo fronte che l’analisi tratteggiata da Bignante spicca per originalità. Per l’autrice le immagini nella ricerca sociale assumono la funzione di mezzi per raggiungere determinati obiettivi di indagine. Un cambio di prospettiva sostanziale rispetto all’approccio “dell’immagine come segno” e un sostegno ben documentato all’idea che fotografie e video hanno diritto alla stessa attenzione interpretativa riservata ad interviste, questionari e ricerca di terreno.
Ulteriore pregio del volume è la presentazione dettagliata delle tecniche visuali che il geografo può utilizzare durante la fase di field research. Analisi, questa, che va oltre il semplice intento classificatorio: la descrizione metodologica di ogni tecnica è seguita da un esempio di applicazione in casi specifici selezionati in contesti territoriali differenti. A conclusione di ogni capitolo, la sezione “Mettere in Pratica” invita il lettore a confrontarsi con gli aspetti applicativi delle tecniche apprese. Riprova, questa, della finalità didattica del volume, ma anche spunto metodologico per le nuove geografie che vanno sviluppandosi nel dialogo con un mondo dalle interazioni spesso iper-rappresentate ma parzialmente comprese.