Il territorio messo in scena: turismo, consumi, luoghi

di Chiara Rabbiosi
Mimesis, 2018

Attraverso prospettive che attingono alle varie anime delle scienze sociali, e prevalentemente dalla geografia umana, il volume analizza come i turisti e le loro pratiche di consumo di oggetti, cibi e servizi trasformino i luoghi e le strategie di sviluppo dei territori. Molti spazi geografici sono infatti prodotti e plasmati in profondità da questi fenomeni. Non a caso numerose strategie di promozione del territorio in Europa si basano oggi proprio sulla costruzione di marchi e immaginari che mescolano merci e paesaggi, idee di autenticità e geografie del consumo transnazionali. In questo scenario, si avanza la tesi che la promozione turistica dei luoghi possa essere intesa non solo come costruzione di politiche istituzionali sollecitate dall'alto, ma anche come un insieme di strategie complesse che consentono la "messa in scena" di performance da parte di un'ampia gamma di attori, inclusi i turisti.

Maker e città. La rivoluzione si fa con la stampante 3D?

a cura di Marianna D'Ovidio e Chiara Rabbiosi
Feltrinelli, 2017

Il volume si concentra sui laboratori maker per due motivi principali: anzitutto perché rappresentano uno degli aspetti della fabbricazione digitale più visibile; sono luoghi fisici, inseriti molto spesso in contesti urbani, e potenzialmente hanno un forte impatto sulle città. In secondo luogo sono contesti in cui è possibile trovare una commistione tra innovazione tecnologica e valori (culturali, morali, economici e politici) che conferiscono un senso all’innovazione stessa. Ed è questo ultimo aspetto che, in particolare, trova il suo humus nella città, perché nel contesto urbano si concentrano istituzioni, persone ed eventi, e si diffondono saperi e culture, più che altrove.


Recensione (di Samantha Cenere): 

Il nostro diritto digitale alla città

a cura di Joe Shaw e Mark Graham
Meatspace press, 2017

Quella digitale non è più - se mai lo è stata - una dimensione aggiuntiva, separata o virtuale della vita: è parte del quotidiano di ognuno di noi e del modo in cui viviamo insieme agli altri la città. I dati - quelli che produciamo con i nostri smartphone e quelli amministrativi - rappresentano la posta in gioco per il controllo delle trasformazioni che attraversano la società e le città in particolare. Garantire l’accesso ai dati e le competenze necessarie per utilizzarli sono diventate condizioni determinanti per poter prendere parte alle trasformazioni in atto. La raccolta di scritti tradotti da Valentina Bazzarin e Federico Piovesan e disponibile in open access (cittadigitale.openpolis.it), offre degli spunti di analisi critica di questi temi utilizzando lo stile agile e provocatorio del pamphlet con la chiara intenzione di rivolgersi a un pubblico più ampio di quello tipico dei ricercatori. Il senso è quello di una chiamata, un appello per aprire dibattiti e nuove pratiche sociali nelle nostre città.

Recensione (di Antonello Romano): 

Territorialità: concetti, narrazioni, pratiche. Saggi per Angelo Turco

a cura di Claudio Arbore e Marco Maggioli
Franco Angeli, 2017

Ad Angelo Turco e al suo itinerario di ricerca questo libro vuole rendere omaggio. L'intreccio di saperi, linguaggi e pratiche che si è sviluppato attorno alle riflessioni e alle ricerche di Angelo Turco sulla territorialità ha attivato nuovi campi teorici, posizionamenti eterodossi, dialoghi e conflitti sullo statuto, sul metodo e sul ruolo della geografia e ha conferito così una nuova centralità al rapporto soggetto/attore/individuo nel quadro degli assetti che innervano il territorio. Queste tematiche sono qui riprese da venti importanti autori, italiani e stranieri, che rileggono e reinterpretano alcuni tra i principali nuclei interpretativi della territorialità. A che punto siamo? Come si intrecciano i piani delle pratiche e delle narrazioni? Quali sono le implicazioni per le scienze del territorio e per quelle sociali? Il volume si presenta come un vero e proprio programma epistemologico e metodologico del sapere geografico. Un corpus conoscitivo e interpretativo che si mette in dialogo con le altre scienze umane e sociali.

Geographies of disorientation

di Marcella Schmidt di Friedberg
Routledge, 2017

Spatial disorientation is of key relevance to our globalized world, eliciting complex questions about our relationship with technology and the last remaining vestiges of our animal nature. Viewed more broadly, disorientation is a profoundly geographical theme that concerns our relationship with space, places, the body, emotions, and time, as well as being a powerful and frequently recurring metaphor in art, philosophy, and literature. Using multiple perspectives, lenses, methodological tools, and scales, Geographies of Disorientation addresses questions such as: What are the cognitive and cultural instruments that we use to move through space? Why do we get lost? Two main threads run through the book: getting lost as a practice, explored within a post-phenomenological framework, and the various methods and tools used to find our position in space; and disorientation as a metaphor for the contemporary era, used in a broad range of contexts to express the difficulty of finding points of reference in the world we live in.

L'invenzione del globo. Spazio, potere, comunicazione nell'epoca dell'aria

di Matteo Vegetti
Einaudi, 2017

Il libro ripensa la globalizzazione a partire dall'idea che il nostro tempo sia partecipe di una rivoluzione spaziale paragonabile solo a quella che, all'epoca della conquista degli oceani, ha fatto sorgere l'età moderna. Sviluppando la riflessione di Carl Schmitt, Vegetti indica nell'avvento della spazialità aerea l'esordio di una seconda fase globale, che attraverso l'aviazione, le onde elettromagnetiche, i sistemi della telecomunicazione satellitare, i viaggi spaziali e la tecnologia informatica ha plasmato un nuovo spazio e una nuova coscienza spaziale. L'autore studia in chiave genealogica gli effetti riconducibili a questa profonda transizione storica: effetti di ordine politico e sociale, ma anche antropologici, dato che la metamorfosi dello spazio esige un riorientamento complessivo del rapporto tra il soggetto e il mondo cui appartiene. In questa prospettiva il volume interroga la crisi della statualità e la nascita di un nuovo ordine globale ancora in cerca di se stesso.

Le geografie della mafia nella vita e nella letteratura dell'Italia contemporanea

di Robin Pickering-Iazzi
Mimesis, 2017

Oggigiorno si parla molto della mafia come fenomeno territoriale, ma quali sono i rapporti tra racconti e mafia? Quali terreni, concreti e fantasticati, ne derivano? Questo studio esplora le geografie della narrazione della mafia create grazie alle testimonianze e alle opere letterarie di figure come Silvana La Spina, Maria Rosa Cutrufelli, Dacia Maraini e Rita Atria. L'analisi evidenzia le pratiche e i modi di pensare, mafiosi e anti-mafiosi, che stanno alla base di diverse città-mondo come Catania, Palermo e Gela, ma anche della nazione intera, con finestre aperte su paesaggi cyberspaziali. Attingendo a concetti provenienti dalla cartografia culturale e sociale, sviluppati da autori come Soja, Lea Vergine e de Certeau, vengono proposti nuovi modi per comprendere la mafia, l'ideologia, l'immaginario mafioso al femminile, la resistenza civile e l'impegno postmoderno, la memoria e la cultura della legalità nella rete.



Recensione (di Giuseppe Muti): 

Mangia come parli! Alimentazione e cucina italiana: geografie e storie di un mito gastronomico

di Guglielmo Scaramellini
Mimesis, 2017

L'alimentazione non è soltanto il modo per soddisfare le esigenze vitali degli individui, è anche un sistema di comunicazione e di rappresentazione dei rapporti che individui e collettività intrattengono materialmente e simbolicamente con l'esigenza di nutrirsi, marcando l'appartenenza a specifici gruppi culturali, sociali, di genere, di età, di professione, e d'altro ancora. Per tali motivi l'alimentazione e le sue espressioni culturali, che si sostanziano nel "gusto" e nella formazione di una "cucina" specifica, sono un fenomeno complesso e radicato in ognuno di questi campi cognitivi e operativi. L'Italia è un caso di studio di straordinario interesse. Una "cucina italiana" si forma solo dopo l'unità nel 1861, come e quando si afferma l'italiano quale lingua di comunicazione a scala nazionale. Il libro richiama l'analogia che intercorre fra alimentazione e linguaggio, la corrispondenza cronologica, sociologica, culturale tra affermazione della lingua italiana e "cucina italiana", e raccogliendo varie testimonianze: dai trattati di cucina alle relazioni amministrative, dai documenti d'archivio ai diari personali, dai resoconti di viaggio alla letteratura.

City branding: the ghostly politics of representation in globalising cities

di Alberto Vanolo
Routledge, 2017

This book explores different sides of place branding policies. The construction and the manipulation of urban images triggers a complex politics of representation, modifying the visibility and the invisibility of spaces, subjects, problems and discourses. In this sense, urban branding is not an innocent tool; this book aims to investigate and reflect on the ideas of urban life, the political unconscious, the affective geographies and the imaginaries of power constructed and reproduced through urban branding. In order to map and contextualise the variety of urban imaginaries involved, Alberto Vanolo incorporates conceptual tools from cultural studies and the embrace of an explicitly post-colonial perspective. This critical analysis of current place branding strategy is an essential reference for the study of city marketing.



Recensione (di Raffaella Coletti): 

Stato, spazio, urbanizzazione

di Neil Brenner
Guerini scientifica, 2017

Le città, le regioni, i processi di integrazione europea e della globalizzazione si fondano su dinamiche, movimenti e linee di frattura che delineano una profonda ricomposizione dello stato nazionale come struttura fondante della vita politica e sociale moderna. Il lavoro di Neil Brenner è tra i più innovativi ed importanti contributi alla comprensione delle dinamiche di ricomposizione dello spazio nell’epoca globale. I saggi qui raccolti propongono una nuova grammatica teorica per decifrare la grande trasformazione contemporanea e metterne in evidenza la portata. Brenner in queste pagine si sofferma in particolare sul processo di regionalizzazione e riqualificazione scalare in corso nell’Europa occidentale dagli anni Settanta ad oggi e sulla necessità di ripensare il concetto di urbano al di là della reificazione che lo identifica con gli agglomerati che definiamo comunemente città.

Recensione (di Tiziano Moretti):

Cities in capitalism

di Ugo Rossi
Polity, 2017

In what ways are cities central to the evolution of contemporary global capitalism? And in what ways is global capitalism forged by the urban experience? This book provides a response to these questions, exploring the multifaceted dimensions of the city-capitalism nexus. Drawing on a wide range of conceptual approaches, including political economy, neo-institutionalism and radical political theory, this book examines the complex relationships between contemporary capitalist cities and key forces of our times, such as globalization and neoliberalism. Taking a truly global perspective, Ugo Rossi offers a comparative analysis of the ways in which urban economies and societies reflect and at the same time act as engines of global capitalism. Ultimately, this book shows how over the past three decades capitalism has shifted a gear no longer merely incorporating key aspects of society into its system, but encompassing everything, including life itself and illustrates how cities play a central role within this life-oriented construction of global capitalism.

Recensione (di Matteo Bolocan Goldstein): 

Per una nuova globalizzazione

di Milton Santos
Arcoiris, 2016

A quindici anni dalla prima pubblicazione, questo libro è come era Milton Santos: attuale, anticipatore, intelligente e critico, sognatore, ironico ma, a suo modo, malinconico. La sua fede incrollabile nella scienza situata e metodologicamente coerente lo conduce, una volta di più, a conclusioni e proiezioni prospettiche che denunciano la sua doppia natura di pensatore lucido e illuminato da una grande sensibilità.

Orizzonti di cittadinanza. Per una storia delle circoscrizioni amministrative dell'Italia unita

A cura di Floriana Galluccio, Francesco Bonini, Luigi Blanco, Simona Mori
Rubettino, 2016

Il quadro delle circoscrizioni territoriali in Italia è complesso, variegato e ben poco noto. Disegna plurali «orizzonti di cittadinanza», che esprimono la corposità della presa sociale delle istituzioni politiche e amministrative e la concretezza del rapporto del cittadino con le istituzioni. Le partizioni si intersecano, condizionandosi mutualmente, in un bricolage continuo. Frutto di un confronto di anni, con la partecipazione di decine di studiosi di diverse discipline, questo volume, con i suoi venti saggi, articolati in quattro sezioni (quadri, dinamiche, casi, confronti), intende da un lato porre le basi per un Atlante storico delle circoscrizioni amministrative italiane, dall’altro fornire un orientamento di lungo periodo alla progettazione istituzionale multilivello che conosce anche oggi una particolare effervescenza, per riannodare i fili di un rinnovato impegno civile.

Recensione (di Leonardo Rombai):

Commons/Comune. Geografie, luoghi, spazi, città

di Autori vari
Società di studi geografici, 2016

Il tema dei beni comuni ha suscitato negli ultimi decenni un notevole dibattito scientifico e culturale, ispirando al contempo movimenti sociali, sperimentazioni pratiche, proposte di definizione teorica e di inquadramento legislativo. Si tratta di un tema ideale per una disciplina come la geografia che è, da un lato, empirica e orientata alle pratiche ma, d’altro lato, particolarmente propensa alla riflessione teorica e critica. In questo volume si raccolgono i numerosi contributi presentati nella quinta edizione della giornata di studio “Oltre la globalizzazione” della Società di studi geografici, che si è tenuta a Roma l’11 dicembre del 2015. Ne deriva una trattazione ampiamente transdisciplinare del tema dei beni comuni, sia dal punto di vista teorico sia attraverso l’analisi di casi studio.



Recensione (di Emanuela Gamberoni):

Postenvironmentalism: a material semiotic perspective on living spaces

di Chiara Certomà
Palgrave, 2016

This book presents a vibrant study of the rise, decline, and transformation of environmental thinking. The author’s analysis moves from the proclaimed death of environmentalism toward the emerging theory and practices of postenvironmentalism in its manifold interpretations. Building upon current transformation of the relationship between science, technology, society and the environment, the book combines a theory-informed presentation of worldwide cases and crucial events in the history of environmentalism with a journey into scholarly explorations in order to answer the crucial question: where is environmental thinking heading?

Geografia del genio: alla ricerca dei luoghi più creativi del mondo

di Eric Weiner
Bompiani, 2016

Che cos’è il genio? Come nasce? Perché certi luoghi, in certi momenti, hanno prodotto una grande quantità di menti brillanti e di buone idee, mentre altri no? Oggi sappiamo che le persone geniali non nascono singolarmente, a caso, bensì a gruppi. Il genio tende a fare massa, e la genetica c’entra pochissimo. Quali sono le cause, quindi? Il clima? La ricchezza? Con piglio sicuro e humor irriverente, Weiner esamina le connessioni, anche le più inaspettate, tra l’ingegno e l’ambiente in cui si sviluppa, e lo fa accompagnandoci in sette luoghi esemplari: alcuni sono enormi metropoli, come la Vienna del 1900, altri sono piccoli centri, come la Firenze del Cinquecento. Certi, come l’antica Atene, sono ben noti; altri, come la Calcutta del XIX secolo, lo sono meno. Ciascuno di questi posti ha rappresentato un momento culminante nella storia dell’umanità. E quasi tutti sono città: è chiaro che il contesto urbano ha qualcosa di particolarmente favorevole alla genialità, che questo libro ci invita a ripensare come il frutto di una cultura che la incoraggia, non come atto individuale ma come responsabilità collettiva.

Paesaggi terrazzati d'Italia. Eredità storiche e nuove prospettive

di Luca Bonardi e Mauro Varotto
Franco Angeli, 2016

La presenza di versanti terrazzati a fini agricoli mostra in Italia aspetti di indubbia straordinarietà, in termini di superfici occupate e di varietà tipologiche. Il libro rende ragione di un'articolata distribuzione in rapporto ai fattori geologici, morfologici e climatico-ambientali, nonché alla luce delle specificità regionali dei processi insediativi, demografici e socio-economici. Le profonde trasformazioni che hanno investito i rilievi alpini, appenninici e insulari soprattutto a partire dal secolo scorso, hanno comportato un destino di prevalente abbandono dei terrazzamenti, anche se con modalità di risposta diverse a seconda dei casi, e con non pochi esempi di resistenza, cui si sono affiancate negli ultimi anni esperienze di recupero e valorizzazione. Le analisi dei processi di genesi storica e adattamento ambientale, delle forze sociali ed economiche che ne regolano l'evoluzione, restituiscono in questo volume le grandi questioni conoscitive che i paesaggi terrazzati pongono.

Recensione (di Tiziano Moretti): 

La frase urbana

di Jean-Christophe Bailly
Bollati Boringhieri, 2016

Pietre, muri, asfalti, monumenti, parchi, terreni abbandonati, centri e periferie, verde spontaneo, antico splendore imbellettato e ridotto a bene di consumo culturale, modernismo dispiegato, aree pedonali, zonizzazione, espansione per accumulo: tutti insieme concorrono all'effetto-città. Effetto essenzialmente linguistico, secondo Jean-Christophe Bailly, che grazie alla metafora della lingua - alla musicalità che dovrebbe ritmarla - arriva a cogliere lo specifico del paesaggio urbano e metropolitano. Ma come parlano oggi le città? Non con un fraseggio fluido e ben accordato, bensì con «parole fiacche e improprie», «verbi non coniugati», infiniti e sostantivi posti «gli uni accanto agli altri». Senza indulgere alla retorica, Bailly ci invita ad accompagnarlo mentre calca i selciati in tre continenti, indugia sui materiali più umili e in disuso, ridà senso agli spazi che fuoriescono da schemi funzionali predisposti. Solo nella combinatoria infinita dei nostri passi, ci suggerisce, le città tornano a esprimersi, connettendo tra loro parti prima ammutolite nell'isolamento.

Connectography. Le mappe del futuro ordine mondiale

di Parag Khanna
Fazi editore, 2016

Da Singapore, il famoso stratega geopolitico indiano Parag Khanna si è spostato verso le mete più disparate, dall’Ucraina all’Iran, dalle miniere della Mongolia a Nairobi, dalle coste atlantiche al circolo polare artico. Grazie ai suoi viaggi ha avuto modo di osservare i mutamenti epocali che stanno investendo il mondo. Migrazioni, megalopoli, Zone Economiche Speciali, comunicazioni e cambiamenti climatici stanno ridisegnando la geografia planetaria: gli Stati non sono più definiti dai loro confini, bensì dai flussi di persone e di legami finanziari, commerciali ed energetici che quotidianamente li attraversano. In questo scenario anche lo scontro fra potenze assume nuove forme. Connectography è una mappa dettagliatissima che ci offre una lucida analisi del presente e propone una visione ottimistica del futuro che ci attende: un mondo in cui le linee che lo connettono sono molte di più di quelle che lo separano.

Recensione (di Stefano De Falco): 

Europa, terra di estranei

di Ash Amin
Mimesis, 2016

"Europa, terra di estranei" può essere considerato il libro della maturità di Ash Amin: in esso si riflette la vasta area di tematiche che nel corso del tempo egli ha affrontato con un approccio che abbatte ogni steccato disciplinare. Il libro tratta argomenti che spesso si intersecano (la città, il ruolo della biopolitica, la natura e il peso dei legami sociali) e che tuttavia, secondo uno sviluppo logico, conducono a chiarire progressivamente la possibilità di realizzare - pur in un contesto come quello attuale caratterizzato da razzismo, discriminazioni e stigmatizzazioni - nuove forme di collaborazione e solidarietà tra estranei. Non nuove comunità fondate su identità e legami forti ma reciproca accettazione tra diversi e indifferenza per le differenze. Dopo la lettura del libro di Amin è difficile non riconsiderare i propri convincimenti sulla società e la politica contemporanea. In questo è la forza di questo volume.

Equilibri artici. L'umanesimo ecologico di Jean Malaurie

di Giulia Bogliolo Bruna
CISU, 2016

"Equilibri artici. L'umanesimo ecologico di Jean Malaurie" ripercorre l'itinerario intellettuale dell'eclettico studioso, "monumento" della cultura francese cui hanno reso un vibrante omaggio il mondo accademico e la sfera istituzionale. Attingendo a un ricco ed inedito materiale documentario, questo saggio, traduzione italiana di "Jean Malaurie: une énergie créatrice" (Parigi, Armand Colin, 2012) ne illustra la feconda creatività che si è espressa in una pluriforme - ma organica - produzione scientifica ed editoriale.

Recensione (di René Maury): 

Il Grande Vajont

di Maurizio Reberschak
Cierre, 2016 (1983)

"Il Grande Vajont" è l'espressione con la quale i tecnici della Sade chiamavano l'enorme diga che il 9 ottobre 1963, con la frana del Toc e l'esondazione verso il paese di Longarone, causava quasi 1910 vittime. Questo volume, pubblicato nel 1983 e oggi completamente riveduto dagli autori dei vari saggi, rappresenta un inquadramento generale del problema-Vajont, dal punto di vista della cronaca, della legge, dell'informazione, della geologia; ma al tempo stesso non si esime dal levare un forte grido d'accusa nei confronti di una strage ormai dimenticata.

Recensione (di Teresa Isenburg):

Alpi ribelli. Storie di montagna, resistenza e utopia

di Enrico Camanni
Laterza, 2016

Dalla leggendaria lotta di Guglielmo Tell, un filo sottile lega le terre alte alla tentazione della ribellione. In oltre settecento anni di storia, le 'Alpi libere' hanno avuto seguaci autorevoli e interpreti esemplari. Dagli artigiani eretici che si sacrificarono con Fra Dolcino, ai partigiani che fermarono i nazifascisti sulle montagne di Cuneo e Belluno, fino ai movimenti contemporanei contro il treno ad alta velocità in Valle di Susa. Questo libro raccoglie le storie di chi seppe disubbidire agli ordini, costruendo sulle montagne rifugi di resistenza, avamposti di autonomia e laboratori di innovazione sociale. Come una risorgiva carsica che emerge dalle profondità del tempo, la montagna si ricorda di essere diversa e fa sentire la sua voce fuori dal coro. Una vecchia idea, forse un'utopia, che non ha ceduto al consumismo delle pianure e rinasce di tanto in tanto in forme nuove e dirompenti. In mezzo al conformismo della maggioranza valligiana, si alza il grido di chi rivendica una diversità geografica e culturale, compiacendosi dell'antico vizio montanaro di sentirsi speciali e ospitare i diversi, i ribelli, i resistenti, gli eretici.

Recensione (di Anna Casaglia):

Hitler's geographies: The spatialities of the Third Reich

a cura di Paolo Giaccaria e Claudio Minca
University of Chicago Press, 2016

"Lebensraum" the entitlement of legitimate Germans to living space."Entfernung" the expulsion of undesirables to create empty space for German resettlement. During his thirteen years leading Germany, Hitler developed and made use of a number of powerful geostrategical concepts such as these in order to justify his imperialist expansion, exploitation, and genocide. As his twisted manifestation of spatial theory grew in Nazi ideology, it created a new and violent relationship between people and space in Germany and beyond. With "Hitler's Geographies" editors Paolo Giaccaria and Claudio Minca examine the variety of ways in which spatial theory evolved and was translated into real-world action under the Third Reich. They have gathered an outstanding collection by leading scholars, presenting key concepts and figures as well exploring the undeniable link between biopolitical power and spatial expansion and exclusion


Recensione (di Chiara Giubilaro): 

Città senza limiti. Studi culturali sull'urbanizzazione cinese

a cura di Wang Xiaoming
Libreria editrice cafoscarina, 2016

Quindici megacittà di oltre dieci milioni di abitanti, ventitré grandi e grandissime aree metropolitane, le "città fantasma": in Cina il territorio e l'immaginario si stanno ricoprendo di città, vere e simulate. Dal finestrino del supertreno Armonia, per trecento chilometri, da Nanchino a Hangzhou, non si vede altro: file di palazzoni, schiere di villette, immensi centri commerciali, viadotti e mastodontici piloni delle linee elettriche, grattacieli che bucano il cielo. L'urbanizzazione in pochi decenni ha spostato nelle città oltre cinquecento milioni di persone, ha peggiorato tutti i parametri: l'acqua, l'aria, il suolo, le comunicazioni, i rapporti interpersonali, l'amministrazione pubblica, e spinto verso l'alto la polarizzazione sociale. Questo libro a cura di Wang Xiaoming, fondatore degli studi culturali cinesi e uno dei maggiori intellettuali cinesi contemporanei, raccoglie le riflessioni sue e di alcuni colleghi sulla centralità della produzione di spazio urbano nel "capitalismo alla cinese".

Il disegno dell'Europa. Costruzioni cartografiche dell'identità europea

di Mario Neve
Mimesis, 2016

Le carte geografiche sono oggetti che suscitano ancora curiosità, ma il cui potere persuasivo è tutt'altro che riconosciuto. La loro vera natura resta ancora dominio degli specialisti, anche grazie all'analfabetismo geografico indotto dalle riforme dell'istruzione. In effetti, le mappe hanno sempre fatto circolare fiducia in una determinata visione del mondo, quindi in una specifica lettura politica della realtà e, a volte, ne hanno reso possibile la progettazione. Perché quindi "disegno dell'Europa"? Perché questo libro sceglie di seguire il filo conduttore delle rappresentazioni geografiche di ciò che oggi viene chiamata identità europea, cercando di mostrare il ruolo delle mappe sia come certificazione di un dominio territoriale in atto sia come prefigurazione di un territorio da realizzare. L'Europa che conosciamo sarebbe stata la stessa senza carte geografiche? Quanto delle odierne difficoltà nell'immaginare e realizzare una effettiva unità europea sono da attribuire a una sorta di 'sindrome cartografica'?

Architettura del dissenso. Forme e pratiche alternative dello spazio urbano

di Colin Ward
Elèuthera, 2016

Colin Ward (1924-2010), uno dei principali protagonisti del pensiero anarchico della seconda metà del Novecento, è stato anche un instancabile osservatore della storia sociale nascosta dell'urbanistica e dell'abitare: alle forme popolari e non-ufficiali di costruzione e manipolazione degli spazi urbani ha dedicato oltre venti libri. Gli interventi raccolti in questa antologia documentano le sue riflessioni sull'architettura e l'urbanistica, condotte con la precisione dello studioso, la freschezza dell'autodidatta e la passione del militante. Lo sguardo irregolare e partecipe di Ward rintraccia i "semi sotto la neve" di una possibile genealogia delle pratiche costruttive alternative, collegando tra loro esperienze e figure tra le più disparate: da Bernard Rudofsky agli scalpellini medievali, da Giancarlo De Carlo ai "paesaggi improvvisati" nel sud dell'Inghilterra, da Hassan Fathy agli autocostruttori di tutti i tempi.

Rethinking life at the margins: The assemblage of contexts, subjects, and politics

a cura di Michele Lancione
Routledge, 2016

Experimenting with new ways of looking at the contexts, subjects, processes and multiple political stances that make up life at the margins, this book provides a novel source for a critical rethinking of marginalisation. Drawing on post-colonialism and critical assemblage thinking, the rich ethnographic works presented in the book trace the assemblage of marginality in multiple case-studies encompassing the Global North and South. These works are united by the approach developed in the book, characterised by the refusal of a priori definitions and by a post-human and grounded take on the assemblage of life. The result is a nuanced attention to the potential expressed by everyday articulations and a commitment to produce a processual, vitalist and non-normative cultural politics of the margins.


Recensione (di Alberto Vanolo): 

Corpi, spazi, movimenti. Per una geografia della dislocazione

di Chiara Giubilaro
Unicopli, 2016

Migrazioni, esili e diaspore rappresentano l'evento più significativo del nostro tempo. Il mondo di oggi è ininterrottamente attraversato da uomini e donne che con il peso dei loro corpi e la forza dei loro slanci sfidano non soltanto le frontiere degli stati ma anche i confini delle nostre teorie e immaginazioni. Se il mondo diventa un immenso luogo di passaggio, segnato e significato dai percorsi e dalle storie di chi lo attraversa, la Geografia Culturale è allora chiamata a riportare il movimento al centro del proprio discorso e ad aprirsi a nuove immaginazioni e a nuovi spazi. Intrecciando teorie postcoloniali e studi di genere, filosofie post-struttraliste e riflessione biopolitica, il volume si propone di ripensare criticamente la spazialità e la sua relazione con il movimento, nel tentativo di mettere in questione i regimi di spazialità dominanti e di dar luogo ad una geografia che sia capace di disperdere il cerchio della frontiera e di aprirsi all'evento dell'altro.

Atlante dei pregiudizi

di Yanko Tsvetkov
Rizzoli, 2016

Ognuno di noi elabora una sua visione del mondo e di chi lo abita. Yanko Tsvetkov è andato a caccia degli stereotipi di dominio comune e dell'idea che ogni popolo si fa dei suoi vicini. Anche ora che siamo tutti connessi, continuiamo a deliziarci con pittoreschi cliché sui paesi stranieri. L'autore ha elaborato insieme un atlante inedito, nel quale ogni mappa è un colpo d'occhio sarcastico ma sempre empatico e divertente, sui vari pregiudizi nazionali. Le differenze esistono, esserne consapevoli è il primo passo per superarle.

Ecologia e libertà

di André Gorz
Orthotes, 2015

L'intento primario di questa nuova traduzione di "Ecologia e libertà" (1977) è quello di favorire il rilancio del dibattito italiano sull’opera del fondatore dell'ecologia politica André Gorz. E' un libro straordinariamente anticipatore. In esso la crisi della natura non si pone come esterna all'economia, alla società, alla politica; ne è semmai il volto estremo, il sintomo inaggirabile. André Gorz è tra i primi a pensare la questione ambientale nella sua non-autosufficienza, nella sua impossibilità a spiegarsi da sé: essa dischiude infatti una crisi del produttivismo occidentale e del capitalismo industriale che possiede un'origine storica e che richiede una soluzione politica. Tale soluzione, peraltro, non fornisce alcuna garanzia sulla desiderabilità o meno del suo esito: il testo torna a più riprese sul rischio concreto di una deriva tecnofascista, cioè di una risposta autoritaria alle sfide ecologiche. Il degrado degli equilibri biosferici schiude infatti uno scenario fortemente polarizzato: alla tentazione dispotica deve far fronte un progetto sociale complessivo capace di coniugare la sostenibilità ambientale e l'autonomia individuale e collettiva. Il nesso tra ecologia e libertà, dunque, non si dà in natura - non sta nelle cose: bisogna produrlo, curarlo, difenderlo.

Recensione (di Roberta Gemmiti):

Atlante delle città perdute

di Aude de Tocqueville
Bompiani, 2015

Le città sono mortali quanto le civiltà e possono sparire dalle carte geografiche. L’Atlante delle città perdute racconta i destini imprevisti eppure assolutamente reali di oltre quaranta città oggi scomparse. Dalla breve e delirante avventura di Sanzhi, a Taiwan, nata dall’immaginazione di impresari edili appassionati di design futurista, alla splendida città sumera di Mari, sperduta nel cuore della Siria, per non parlare di Pryp’jat’, in Ucraina, lasciata dall’oggi al domani dopo la catastrofe nucleare di Černobyl’; ciascuna di queste città abbandonate rivela i suoi misteri. Follia degli esseri umani, catastrofe naturale, avvenimento storico, declino economico… qualunque siano le cause, queste scomparse ci pongono domande, ci affascinano e assillano le nostre memorie.

La coscienza dei luoghi. Il territorio come soggetto corale

di Giacomo Becattini
Donzelli, 2015

È il luogo a educare la comunità che lo abita; è il patrimonio di saperi, culture, esperienze, tradizioni a fornire alle persone che vivono in un certo luogo la direzione da percorrere per la crescita, per il proprio arricchimento continuo nel tempo. Giacomo Becattini, uno degli economisti più autorevoli, propone in queste pagine un rovesciamento del rapporto fra produzione e luoghi e ci offre il frutto della sua riflessione più recente, tornando al luogo inteso come matrice e tessuto connettivo dei mondi di vita e della produzione. In questo ribaltamento di prospettiva, l'esperienza dei distretti industriali è il primo antidoto alla crisi e alla globalizzazione. L'obiettivo è superare il concetto di settore produttivo attraverso il concetto di coralità produttiva dei luoghi, che affonda le radici nella storia della loro cultura produttiva; coralità cui si accompagna la visione utopica di un mondo di scambi solidali fra molteplici comunità di luogo. 


Recensione (di Filippo Randelli):

Geografia dei bambini. Luoghi, pratiche e rappresentazioni

di Stefano Malatesta
Guerini, 2015

Nel pensiero geografico contemporaneo, è emersa con forza la necessità di isolare un ambito di lavoro indirizzato allo studio dei luoghi, delle pratiche e delle rappresentazioni che "costruiscono" le geografie dell'infanzia. La Children's Geography si è affermata, innanzitutto, come un passaggio fondamentale per definire i bambini e le bambine non più come "individui in transizione verso l'età adulta", ai quali fornire le coordinate per essere, un giorno, adulti capaci e responsabili, e, in seguito, si è convertita in uno strumento indispensabile per considerarli attori protagonisti dei luoghi che abitano tutti i giorni: la casa, la scuola e gli spazi pubblici. Questo libro si apre con la discussione del posizionamento intradisciplinare della "geografia dei bambini" e prosegue con un'applicazione dei principali nodi teorici della Children's Geography ai luoghi che maggiormente influenzano l'esperienza spaziale dei bambini e delle bambine.

Recensione (di Giovanni Donadelli):

Atlante dei paesi che non esistono

di Nick Middleton
Rizzoli, 2015

Nick Middleton, professore di geografia a Oxford e autore di libri di viaggio, ci conduce in una magica esplorazione di paesi che, privi di riconoscimento diplomatico o di un seggio alle Nazioni Unite, costituiscono un mondo di confini mobili, leader visionari e popoli dimenticati. Dalla Crimea al Tibet, dall'ultima colonia africana alla repubblica europea che ha goduto di un solo giorno di indipendenza, i luoghi di questo libro vivono una condizione fluida: hanno una bandiera e un territorio rivendicato, possono essere visitati, ma non sono riconosciuti ufficialmente. Cinquanta carte geografiche, storie curiose, dati e numeri danno vita a un atlante davvero unico.

Atlante delle micronazioni

di Graziano Graziani
Quodlibet, 2015

Di motivi per fondare una nazione ce ne sono tantissimi: idealismo, goliardia, politica, persino l'evasione fiscale. Qui si raccontano i casi più strani e suggestivi di una pratica molto più diffusa di quanto ci si immagini, dichiarare l'indipendenza di una microscopica parte di territorio e proclamarsi re o presidente. Pochi sanno, ad esempio, che oltre a San Marino e al Vaticano, esistono in Italia un paese e un'isoletta che vantano la sovranità assoluta sui propri territori, sulla base di diritti acquisiti prima dell'unità d'Italia; o che in Australia è stata fondata una nazione per tutelare i diritti degli omosessuali, mentre in Africa e in Sud America alcuni "stati inesistenti" hanno dichiarato l'indipendenza al solo scopo di emettere buoni del tesoro fittizi. Questo libro vuole essere un atlante di storie e personaggi, una geografia di luoghi a metà strada tra realtà e immaginazione e che spesso si dissolvono con la scomparsa del loro fondatore. 

Espulsioni. Brutalità e complessità nell'economia globale

di Saskia Sassen
Il Mulino, 2015

Quando parliamo di disuguaglianza e povertà rischiamo di ragionare in termini "vecchi", appartenenti alla logica di inclusione che governava sia i paesi comunisti, sia quelli capitalisti dopo le devastazioni della Seconda guerra mondiale; termini che non colgono la frattura storica oggi sotto i nostri occhi. "Espulsioni" denota meglio quel processo dell'economia politica globale che spinge "forzosamente" lavoratori, piccole e medie imprese, agricoltori al di là dei confini del sistema, rendendoli invisibili e consegnandoci indicatori economici più favorevoli ma svianti. Ogni misura di austerità ridefinisce e riduce lo spazio economico, e i programmi di risanamento del debito altro non sarebbero - argomenta il libro - che "meccanismi disciplinari" finalizzati non a massimizzare l'occupazione e la produzione, ma a sostenere e rafforzare la nuova economia, quella delle "formazioni predatorie".

Recensione (di Simon Maurano): 

Gentrification. Tutte le città come Disneyland?

di Giovanni Semi
Il Mulino, 2013

Le transumanze notturne verso i luoghi della movida, le feste di strada, i mercati all’aperto itineranti, tutto quell’insieme di effervescenze che fanno sembrare una città vivace e dinamica sono ormai parte della cultura urbana. Ma quello che fa di un quartiere una meta turistica glamour è spesso frutto di una "artificiosa" riqualificazione che consiste nel risanamento, il più delle volte con interventi di speculazione immobiliare, di aree popolari e nell’espulsione degli abitanti originari, a favore di classi più agiate (la gentry per l’appunto). Vasti tessuti sociali vengono così lacerati per far posto ad un fiorire di negozi vintage, birrerie artigianali, pasticcerie siciliane a fianco di marchi transnazionali, in un panorama eclettico ma senza memoria.


Recensione (di Teresa Graziano): 

Geografie politiche d'Africa. Trame, spazi, narrazioni

di Angelo Turco
Unicopli, 2015

La geografia politica dell'Africa illustra fin nelle sue pieghe più profonde la complessità del continente. Senza pretendere di sistematizzare una materia versatile, che sembra sfuggire da tutte le parti, viene rappresentato il filo possibile di una narrativa in cui contano non solo le correlazioni logiche, ma altresì la rete dei rinvii, delle assonanze, delle allegorie, delle rappresentazioni, degli immaginari. La prospettiva territoriale propone sempre un intreccio: più o meno felice, più o meno cooperativo o conflittuale. Come mescolanza, la geografia immunizza chi si accosta all'Africa dalle trappole degli egemonismi culturali. In questo libro, battaglie e conquiste, scenari e sguardi e discorsi, relazioni transcalari, trasformazioni di piccoli e grandi spazi, veicolano sempre i punti di vista degli africani, e non si limitano ad esprimere le storie e le ragioni degli "altri": anche quando questi altri si rivelano importanti, come l'Islam, il colonialismo, i variegati attori della postcolonia.

Recensione (di Paolo Roberto Federici):

Reflexive cartography: A new perspective in mapping

di Emanuela Casti
Elsevier, 2015

Reflexive Cartography addresses the adaptation of cartography, including its digital forms, to the changing needs of society, and outlines the experimental context aimed at mapping a topological space. Using rigorous scientific analysis, it charts the transition from topographical maps created by state agencies to open mapping produced by citizens. Adopting semiotic theory to uncover the complex communicative mechanisms of maps and to investigate their ability to produce their own messages and new perspectives, Reflexive Cartography outlines a shift in our way of conceptualizing maps: from a plastic metaphor of reality, as they are generally considered, to solid tools that play the role of agents, assisting citizens as they think and plan their own living place and make sense of the current world.

Recensione (di Carlo Gemignani):

Margini d'Italia. L'esclusione sociale dall'Unità a oggi

di David Forgacs
Laterza, 2015

I ‘margini d’Italia’ sono tutto ciò che si è scelto di relegare alla periferia fisica o simbolica della nazione: le popolazioni africane delle colonie, le zone meno sviluppate del meridione, i manicomi prima della loro chiusura, le baraccopoli delle grandi città e i campi nomadi di oggi. È indubbio che l’esclusione di alcuni soggetti e alcuni luoghi contribuisce a determinare l’identità culturale di una nazione. Nel nostro paese l’esclusione sociale non è sempre passata attraverso un progetto politico preciso, ma è sempre stata contrassegnata da un discorso pubblico che ha rappresentato luoghi e persone come marginali. Nel libro, le voci e le fotografie di coloro che hanno contribuito alla segregazione politica e sociale, o l’hanno combattuta, ci raccontano molto sul processo di formazione dell’Italia moderna. Il risultato è un ribaltamento di prospettiva nella considerazione della nostra identità, destinato a lasciare il segno nella storiografia italiana.

Recensione (di Enza Roberta Petrillo):

Fare spazio. Pratiche del comune e diritto alla città

a cura di C. Bernardi, F. Brancaccio, D. Festa, B.M. Mennini
Mimesis, 2015

Ripensando il tema del diritto alla città attraverso la nozione di comune, questo volume afferma un metodo utile a problematizzare il campo del discorso giuridico e, al contempo, a ripensare la spazializzazione del diritto. Dove la produzione del diritto investe la mutevole geografia del capitalismo, l'esperienza dei commons urbani ci parla di soggettività politiche eterogenee che abitano le città e che resistono alle logiche speculative della mercificazione, del consumo e della rendita. Questa spazializzazione del capitalismo a livello globale ci porta a ripensare lo spazio stesso, la sua produzione, il suo statuto simbolico, così come la sua organizzazione a diversi livelli scalari, in particolar modo in Europa. 



Recensione (di Emanuele Frixa):

Nel solco degli emigranti. I vitigni italiani alla conquista del mondo

A cura di Flavia Cristaldi e Delfina Licata
Mondadori, 2015

Un volume che ripercorre la storia di singoli migranti o di nuclei familiari che, dalla fine dell’Ottocento, hanno lasciato l’Italia fuggendo da sconvolgimenti politici, crisi economiche, alluvioni, siccità e miseria. Lavorando con molto sacrificio anche terre non adatte, il più delle volte, ad accogliere le viti, sono riusciti a trovare un futuro migliore. La loro dedizione li ha premiati perché presto hanno dato vita sia a paesaggi nuovi che a vini nati da vitigni italiani portati in terra straniera. Ventisei autori, coordinati da Flavia Cristaldi e Delfina Licata, hanno tracciato un percorso di “degustazione” di storie, immagini, racconti, narrazioni di ieri e di oggi raccolte in diciannove Paesi. Un viaggio che proietta il lettore nel futuro, stimolandone la curiosità alla ricerca di tutte le ulteriori interconnessioni tra mobilità, tradizione, fede, storia, cultura, economia e politica. 

Recensione (di Carlo Brusa): 

Fermiamo il consumo di suolo. Il territorio tra speculazione, incuria e degrado

di Paola Bonora
Il Mulino, 2015

Cosa intendiamo con consumo di suolo? Un prodotto della finanziarizzazione immobiliare e della rendita, di una pianificazione territoriale debole e compromessa, di ambiguità legislativa, e in più di speculazione, corruzione, opere inutili. Che significa disordine insediativo, invasione delle campagne, degrado paesaggistico e idrogeologico, incuria, ossia dissipazione dei patrimoni collettivi. Una formula di cui la retorica politica abusa senza che in realtà nulla cambi. È su questo che il libro ci invita a riflettere, analizzando lucidamente i contesti, i comportamenti, le implicazioni per la qualità della vita e dell’abitare, le relazioni sociali e le rappresentazioni culturali che concorrono a produrre e riprodurre il nostro ambiente di vita. E sottolinea l’urgenza di una coscienza del territorio capace di arrestare il processo e la sua irreversibilità.

La logica del confine. Per un'antropologia dello spazio nel mondo romano

di Gianluca De Sanctis
Carocci, 2015

Il confine rappresenta il simbolo delle relazioni che una comunità stabilisce al suo interno e con lo spazio circostante; costruire un confine significa separare, ma anche creare, inventare un luogo e dotarlo di regole proprie. Per rendere sicuri e inviolabili i confini i Romani hanno scelto la via della "sacralizzazione" o addirittura della "divinizzazione", tentando di sottrarre i confini all'eventualità della revocabilità o della negazione a cui sono esposte tutte le creazioni umane. Per questo le morti sul o per il confine sono paradigmatiche e ammonitrici. Dalle storie che le raccontano si dipartono fili che legano tra loro alcuni nodi fondamentali della cultura romana - il rapporto con gli dèi, la costruzione dello spazio, il valore performativo dell'immagine, la nascita della legge, le regole del potere - che permettono di cogliere le ragioni di questa "ossessione" per i confini che costituisce uno dei caratteri più originali dell'antropologia romana.

Recensione (di Leonardo Mercatanti):

Il diritto alla città

di Henry Lefebvre
Ombre Corte, 2014 (riedizione)

Il diritto alla città di cui ci parla Henri Lefebvre non esprime semplicemente la rivendicazione di bisogni essenziali. Esso si configura come una qualità specifica dell'urbano, che comprende la possibilità di sperimentare una vita urbana alternativa. "Il diritto alla città - scrive Lefebvre - si presenta come forma superiore dei diritti, come diritto alla libertà, all'individualizzazione nella socializzazione, all'habitat e all'abitare". Tale diritto implica perciò una riappropriazione di tempi e spazi del vivere urbano, una ristrutturazione delle relazioni sociali, politiche ed economiche a partire da un drastico cambiamento nell'arena decisionale. La riedizione di questo libro, apparentemente lontano nel tempo, appare particolarmente opportuna in un momento in cui in molti si chiedono se stiamo assistendo a una nuova crisi urbana, e il concetto di "diritto alla città" è largamente utilizzato per provare a definire le rivendicazioni dei movimenti sociali urbani contemporanei.

Recensione (di Fabiana D'Ascenzo):

La costruzione delle Alpi. Immagini e scenari del pittoresco alpino (1773-1914)

di Antonio De Rossi
Donzelli, 2014

Le Alpi, così come oggi noi le conosciamo e le percepiamo, non sono sempre esistite. Esse sono state "costruite" attraverso un duplice processo: quello della trasformazione del territorio alpino, della materiale immissione e implementazione, in quel contesto, di progettualità e manufatti umani; e quello della conoscenza scientifica e artistica, della costruzione di un immaginario, di una rappresentazione e messa in scena. Entrambi questi aspetti hanno conosciuto e conoscono una storia. Quest'opera - dedicata in particolare allo spazio alpino occidentale e impreziosita da un ricco apparato iconografico - affronta proprio questo tema: la modificazione dell'ambiente e del paesaggio montano nel periodo compreso tra la seconda metà del Settecento, momento della scoperta delle Alpi da parte delle società urbane europee, e il definitivo fissarsi, attorno ai primi anni del Novecento, di un'idea di montagna legata alla metamorfosi turistica operata dalla Belle Epoque. 

Recensione al primo e al secondo volume (di Elisa Tizzoni): 

Schermi americani. Geografia e geopolitica degli Stati Uniti nelle serie televisive

a cura di Elena dell'Agnese e Fabio Amato
Unicopli, 2014

Le serie televisive sono state definite come la modalità di narrazione tipica della post-modernità. Nonostante il grande successo di pubblico, l'interesse crescente da parte di altri ambiti scientifici (come la sociologia o la semiotica) e la costante presenza da parte di settimanali e quotidiani, la ricerca geografica sui media non aveva ancora rivolto loro la propria attenzione. Il volume, frutto della collaborazione di una ventina di ricercatori e ricercatrici riuniti nell'ambito del Gruppo di Lavoro "Media e geografia", si sforza di colmare questa lacuna. Sono analizzate le serie televisive contemporanee di maggior successo, nella loro rappresentazione della geografia urbana degli Stati Uniti, delle relazioni sociali del paese e del discorso geopolitico internazionale.


Recensione (di Filippo Celata):

A geographical approach to the European financial crisis

a cura di Maria G. Lucia e Luca S. Rizzo
Aracne, 2014

The financial crisis has further awoken interest in the field of economic geography. Indeed the crisis spread beyond financial and economic realm with differential aspects and with dissimilar impacts across the world and each country has reacted in a different way, according to the caracheristics of their own economic and political system. In this sense the European Union is a representative case due to the fact that the financial crisis has revealed the limits caused by the absence of an appropriate Community economic policy. This has seriously worsened existing difficulties arising from a not yet well-defined governance framework and from social and economic inequalities. The authors of the book draw attention to the economic, social and territorial impacts of the crisis, with a primary focus on the Italian issues and to the trends and prospects of the EU policy agenda.

Recensione (di Andrea Perrone): 

Filosofia del viaggio

di Franco Riva
Castelvecchi, 2014

 Che cos'è il viaggio? Una presa di coscienza dell'altro, un'alterità che c'interpella e ci costringe al confronto, un'esperienza che non è possibile senza una frattura, un distacco da noi stessi. Oggi viaggiare appartiene al nostro quotidiano, non è mai stato così facile, eppure raramente ci s'interroga sul suo valore e sul suo significato. In questo libro, il filosofo Franco Riva studia la fenomenologia del viaggiare e cerca di riportare al loro senso profondo le parole che la accompagnano: ospitalità, incontro, meraviglia, responsabilità, libertà. Riva guarda al viaggio nella vita privata, nelle dinamiche globali, nelle sue declinazioni esistenziali e letterarie, perché viaggiare è anche raccontare il proprio viaggio. Al centro della sua analisi c'è una necessità urgente e profonda: ricreare, prima di tutto dentro di noi, quello spazio aperto che permette al viaggio e alla vita di continuare a intrecciarsi l'uno con l'altra.

Recensione (di Marcello Tanca):